Incontri ravvicinati tra neri e periferia

Sono neri

Sono neri e tutti maschi; non è facile entrare in classe all’inizio, non perché sono bianca ma solo perché sono donna. Tuttavia entro perché ho scelto io il mio posto anche se il mio cuore è ancora in periferia; ho scelto gli adulti perché mio figlio è adolescente e insegnare ad altri adolescenti, con i loro cappucci e gli sguardi imberbi, sarebbe stato troppo. Il fatto però è che pure questi sono adolescenti, col cappuccio e con lo smartphone, perché ai CPIA ormai i minori sono tanti.

La differenza è che questi, i neri, sono più rispettosi e ascoltano: per questo impareranno e li supereranno, per questo ruberanno il lavoro.

Non mi hanno ancora stuprata e confido che non lo facciano, anche se Salvini e la Meloni sostengono il contrario e ritengono che, ad ogni angolo, l’uomo nero mangi la donna bianca.

Sono tosti

Sono tosti e imparano la lingua, non mangiano banane. Alcuni studiano anche di notte, convinti che integrarsi significhi conoscere l’altro:

non solo la lingua ma anche il cibo: se conosci il cibo conosci la cultura.

Parola di Mamadi che frequenta l’alberghiero pur essendo laureato in Economia.

Si fugge dal paese d’origine per vari motivi; non è solo un problema di guerra, è un problema di fame. Affrontano la Libia per raggiungere l’Europa: la Libia è il buio, l’argomento tabù di cui recano i segni in volto e nel corpo:

La Sicilia non è diversa dalla Libia; io sono riuscito a scappare.

A dirlo è Ibrahima, racconta ore d’inedia e di attesa: meno violenza ma un vuoto da impazzire.

Mia sorella non deve fare questo viaggio, nessuna donna dovrebbe. Io devo guadagnare e portare qui mia sorella, in un altro modo.

L’amarezza delle allusioni trova sconforto nell’evidente mancanza di illusioni: il futuro è incerto e ti ritrovi migrante a vita:

Quando attraversi il deserto pensi all’Italia come a una terra promessa, appena arrivi comprendi che il futuro è il vero deserto.Vorrei tornare indietro, non essere mai partito: non è vero che ti rimandano indietro, su di noi c’è guadagno.

Lo dice Alpha ed è serio e triste: si trova a Genova ma la sua comunità è gestita da una cooperativa siciliana di cui non si è mai visto nessuno. Per fortuna in quel quartiere c’è un prete carismatico, per fortuna c’è la Croce e in qualche modo si tira avanti.

Gli Italiani

Gli Italiani però non lo sanno, credono che i neri siano pagati 35 euro al giorno e li rimproverano perché hanno lo smartphone. Non sanno neppure che i neri pagheranno la loro pensione, i loro sussidi, le loro cure: li odiano se sono di Destra, sono infastiditi se sono di Sinistra.

Gli Italiani, quelli dei quartieri che pratico, ambiscono al sussidio sociale e non al posto fisso: bere è più facile che lottare, farsi è più dolce che guardare avanti.

Nelle periferie devastate dalla miseria si creano falsi eroismi e codici da farwest: serve un nemico e subito: in primis lo sbirro, poi il migrante.

Qualcuno da incolpare se non si arriva a fine mese.

Qualcuno che stia ai margini, così è più facile: la stanza dei bottoni è inaccessibile e lo sparagmòs va consumato subito.

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