In Velva Litterae: gioco d’azzardo e delinquenza

Sono in tre, come le Charlie’s Angels, le “ragazze” armate di penna che affrontano i temi di delinquenza e devianza; il Charlie, il loro editore, è Antonello Cassan.

Non più giovani ma grintose Isabella Nicora, Sergia Monleone e Alessandra Giordano presentano romanzi che analizzano l’uomo e il suo doppio oscuro.

Isabella Nicora, già nota come scrittrice per l’infanzia, racconta una storia d’amore e di gioco d’azzardo ne Il cavallo a dondolo. Giorgia, io narrante del romanzo, viene travolta dalla malattia del marito Luca: 

-Mi dispiace, Giorgia, sono un vero idiota.

-Come hai potuto? E i nostri bambini?

-Non parlarmi di loro, per favore, mi fai sentire ancora più spregevole.

La ludopatia non è dunque un semplice vizio ma una scelta che reca con sé conseguenze drammatiche; la Nicora va a fondo, cerca di comprendere, si chiede se giustificare o condannare in un momento in cui (il romanzo è del ’17) anche le forze politiche inseriscono l’argomento nella campagna elettorale.

Chi affronta i margini della legalità è Giorgia, non Luca, perché costretta ad uscire dalla sua casa di bambola e reagire.

Sergia Monleone, attraverso un noir dal sapore apparentemente leggero, ficca il naso nel traffico d’organi. Benché il protagonista sia Primo Miraggio, che ormai conoscete bene, in Palaseomnost emerge prepotentemente la personalità di Mirna, moglie del commissario.

“Mirna! Tutto bene?”
“Sì.”
“Solo sì?”
“No. È successo di nuovo.”
Lo capisco già dal tono della voce, dalle pause, dalle parole che mancano, soprattutto da queste, quando qualcosa non va come dovrebbe…
“Successo di nuovo, cosa?”
“Un ragazzo. È entrato in sala operatoria per una tonsillectomia, e ne è uscito in coma.”
Vuoto. La netta sensazione del mio cuore sospeso. Poi i battiti che tornano, regolari come il fluire del pensiero.
Mirna vuole capire e diviene compagna d’indagine, oltre che di vita, del commissario Primo Miraggio. Il romanzo è graffiante, ironico, ipnotico.
Alessandra Giordano invece, nel suo Frammenti in fiore, non lascia spazio all’ironia. La scrittrice mette a confronto due microcosmi che convivono all’interno della stessa città ma che non hanno nulla in comune: la borghesia e il sottoproletariato urbano; trait d’union di realtà così dissimili è la figura di Tiziana, assistente sociale:

<<Mi continua a dare del lei, dottoressa; e poi mi tratta con disprezzo perché sono abusiva. E lei? Le case in Via Martiri del Turchino se le ricorda? >>

Tiziana la guardò con odio fermo e azzurro, Maddalena non ebbe la forza di andare avanti.

Romanzi cattivi che bucano il muro dell’indifferenza e obbligano a interrogarsi sulla cronaca.

Tutto questo il 17 agosto presso il festival letterario In Velva Litterae.

Rosa Johanna Pintus

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *