Pierino e il Green Pass

Il green pass a scuola non è discriminatorio… Non è discriminatorio perché agli studenti, per ora, non viene richiesto , e dunque non è lesivo del diritto allo studio. Nessun provvedimento impedisce, per ora, l’accesso degli studenti ai locali scolastici.
E’ “solo” lesivo del diritto al lavoro, ma, d’altra parte, tutto il personale scolastico ha adempiuto al dovere morale della vaccinazione ben prima che fosse imposta la tessera verde, ed è “giusto” , in quanto stabilito
dalla legge, che coloro che non lo hanno fatto si vedano precluso l’accesso al posto di lavoro, dal momento che la scuola è ancella del regime e come tale deve eliminare dal proprio corpo le singole cellule che possano costituire una minima espressione di dissenso.
Gli insegnanti non allineati, in quanto dissidenti, si possono dunque colpire, umiliare, affamare, discriminare, ricattare, mentre gli studenti sono tutelati per quanto riguarda la libertà di scelta e la privacy, e nulla impedisce loro di usufruire del diritto alla formazione, nessun provvedimento
discriminatorio viene posto in essere per sottolineare la differenza tra vaccinati e non vaccinati e sembra tramontata , dal momento che non se ne sente più parlare, l’assurda ipotesi relativa alla creazione della “super app” che avrebbe individuato in maniera anonima la classe “all vax” nella quale si potesse
finalmente tornare a sorridere togliendo la mascherina, balenata dal ministro Bianchi durante il suo discorso inaugurale dell’anno scolastico.
Tralasciando gli sfottò tra compagni, in ragione dei quali la minoranza non vaccinata è definita , per usare un riassuntivo eufemismo, “sfigata”, e tralasciando il fatto che, a un mese dall’inizio della scuola, i genitori caldeggino che si riprenda a svolgere gite e uscite didattiche “lasciando a casa chi non ha il green pass”, con relative faide che incendiano le chat delle mamme, con buona pace dei coordinatori di classe, vorrei raccontare quanto successo in questi giorni a un mio studente, che per convenzione chiamerò Pierino.


La storia di Pierino


Pierino frequenta la classe quarta, non è ancora maggiorenne. Pierino è un buon ragazzo, ha recentemente subito un lutto molto grave e ha bisogno di essere incentivato e motivato nello studio, abbiamo rischiato che abbandonasse gli studi e vederlo a scuola dopo il brutto momento che ha passato sembra a tutti noi un miracolo. E’ un ragazzo intelligente e sensibile, ma discontinuo nello studio e “opportunista”, nel senso che studia solo quello che gli piace, come tanti alti studenti, e riesce comunque a prendere la sufficienza anche in quello che non gli piace, perché è sveglio e intelligente.
La scuola decide di mandare alcuni ragazzi al Salone dell’Orientamento, della sua classe vengono scelti Pierino e Alvaro. Sarà un’occasione per i ragazzi per sentirsi gratificati e responsabilizzati per il fatto di rappresentare la scuola in un’occasione così importante. Alvaro si è candidato come rappresentante di
istituto, non è un secchione ma sa il fatto suo, è spigliato, parla bene, farà sicuramente fare bella figura alla scuola, Pierino è un animale ferito, un gatto che non sa se fare le fusa o soffiare, per lui può essere un’opportunità di crescita, una distrazione, un diversivo ai suoi pensieri e al dolore che si porta sigillato nel cuore.

Dunque, da questa esperienza, ne trarranno beneficio entrambi. Pierino e Alvaro vengono avvisati che in un determinato giorno saranno presenti al Salone dell’Orientamento invece che a scuola, i ragazzi annotano, consegnano la manleva firmata dalle famiglie e si parte per questa avventura. Viene
pubblicata una circolare il giorno stesso, ma i ragazzi, si sa, non leggono le circolari il giorno stesso.
Arrivati all’ingresso del Salone dell’Orientamento, viene chiesta la tessera verde. Alvaro ce l’ha , Pierino non ce l’ha. Alvaro entra, Pierino viene mandato via.
A Pierino viene detto “Tu non puoi entrare”. Pierino ha perso un genitore quest’estate, Pierino voleva mollare la scuola e stiamo cercando di fare di tutto per motivarlo. Pierino è stato mandato al Salone per dargli l’opportunità di vivere una realtà diversa per qualche giorno, per farlo sentire utile, importante,
gratificato, per fargli tornare un po’ di voglia di studiare. Invece Pierino non può entrare. Gli viene detto che non può entrare. Pierino ha 17 anni e viene lasciato fuori dalla porta come un cane fuori dal supermercato.

A nessuno importa nulla di Pierino, delle sue emozioni, del suo mondo andato in frantumi e dell’ombra del lutto che grava su di lui con il peso di un macigno. Nessuno parla con Pierino, a nessuno interessa che Pierino sia stato lasciato fuori dalla porta, a nessuno interessa il suo mondo interiore, Pierino è semplicemente un numero, anzi, un numero senza qr-code, un vuoto a perdere, inutile e superfluo in questo nuovo mondo e in questa nuova normalità, sterilizzata, spersonalizzata, distanziata, greenpassata,
certificata…
Su quella circolare che Pierino non ha letto c’era scritto che per entrare sarebbe stato necessario il green pass, a Pierino non è neanche venuto in mente di controllare o chiedere, perché lui era convinto di svolgere un’attività equivalente alla scuola, dunque per lui andare al Salone era come andare a scuola.
E come Pierino è stato mandato via anche Ugo, di un’altra classe, per lo stesso motivo.
Pierino e Ugo, minorenni, non sono ammessi a svolgere un’attività che la scuola ha chiesto loro di svolgere, un impegno scolastico fuori sede del tutto equivalente a una mattinata a scuola.
Non so Ugo dove sia andato dopo essere stato cacciato, perché Ugo non è più un mio studente, ma Pierino, minorenne, quel giorno, non è tornato a scuola, e non è neanche andato a casa. Immagino sia rimasto in giro, da solo, a rimuginare con i suoi pensieri, immagino che sentirsi respinto non lo abbia
fatto stare bene , immagino che si sia sentito escluso, diverso dagli altri, discriminato, espulso da un mondo che non lo vuole, inadeguato, inadatto, non all’altezza degli altri.
Il giorno dopo, i professori “bravi” lo hanno rimproverato per non avere letto la circolare, e lo hanno ammonito per il fatto di non essersi ancora messo in condizione di avere il green pass, che senza di quello non potrà fare niente e dunque lo fanno sentire in difetto, rinforzando in lui la necessità di sottostare al
ricatto come conditio sine qua non per poter essere accettato dall’universo scuola.
Pierino è uno spirito libero, non accetterà mai una condizione imposta da quel mondo degli adulti che disprezza e che guarda come fossero alieni, forse comincerà a prendere in mano quella Costituzione che i ragazzi dicono di non avere tempo di leggere e comprenderà quanto quel pezzo di carta ferito, bistrattato e violentato sia necessario per continuare a vivere e sia un nostro dovere difenderla.
I professori “cattivi”, invece, hanno detto che , almeno per i ragazzi, dovrebbe essere la Scuola , o comunque lo Stato a pagare i tamponi agli studenti quando si preveda di far loro svolgere attività esterne ove sia richiesta l’infame tessera verde.
Ai professori “cattivi” è stato obiettato da quei professori “bravi” che considerano eroi i ragazzi che svengono sul banco o dormono perché hanno la febbre alta dopo aver fatto il vaccino il giorno stesso, che, “con tutti i problemi che ci sono, figuriamoci se la Scuola, o lo Stato, devono anche pagare i tamponi agli studenti, che vadano a vaccinarsi o smettano di venire a scuola che ci fanno un favore…”
Ma il green pass, a scuola, non è discriminatorio, soprattutto per gli studenti.

Cristina Tolmino

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