Il tango indecente della Lega e i Cinque Stelle

Devo dire che sono stata parecchio tempo senza scrivere; in parte non sono stata bene e in parte ho dovuto studiare ma mai ho smesso di osservare, annichilita, il tango indecente tra la Lega e i Cinque Stelle. Un tango molto pericoloso, soprattutto in considerazione del fatto che i pentastellati sono passati dall’odio furente all’amore sconsiderato verso un partito antico e marpione.

Quello che non si può negare a Salvini è di essere un seduttore, nel senso etimologico del termine ove se duco significa condurre a sé.

E a sé la Lega ha condotto tutta quell’Italia che aveva bisogno di riconoscere un capo e di individuare un nemico: se si pensa che il 4 marzo la Lega aveva un misero 17% risulta evidente il modo illegittimo in cui si erge a duce d’Italia.

I Cinque Stelle, senza la Lega, avrebbero potuto essere un buon partito e davvero portare l’Italia a quel cambiamento di cui aveva bisogno e per il quale erano stati votati. Però, vittima di Eros, il partito-movimento ha perso la sua essenza tanto che Grillo, un Grillo che pare il vecchio Cadmo (gli mancano giusto l’edera e il sistro), si definisce non antifascista.

Intanto le destre proliferano come topi per le strade: gruppi di ragazzotti ignoranti si permettono di fare le ronde in un’Italia che va allo sfascio e che si riconosce nazionalista, razzista e fascista.

Pensare fa male

A differenza di molte persone di sinistra, io non schifo gli ambienti di destra e anzi, di tanto in tanto, ho interessanti discussioni con loro; mi ha colpito la dichiarazione di un ragazzo ben vestito e più giovane di me di una decina d’anni:

Voi di sinistra non giungerete mai a un accordo, pensate troppo; per noi pensa il nostro capo e basta questo perché ci fidiamo.

E’ un pensiero disarmante quello che porta a identificare il pensiero come un elemento di disturbo; chi mi parlava non era stupido ma sapeva che il suo compito era quello di porsi al servizio di un obiettivo collettivo senza alcuna posizione critica.

La Destra, a differenza della Sinistra, ha i suoi guerrieri belli ed heavy metal: sa infiammare gli animi, riesce evidentemente a far sognare le masse. La Sinistra, che ebbe invece eroi veri, si è ridotta a un gruppo di colletti bianchi che discute in salotto teorie dal lessico ricercato. La Sinistra ha dimenticato che:

Tutti gli uomini sono per natura egualmente liberi e possiedono certi diritti innati come la ricerca e il conseguimento della felicità e della sicurezza.

Una sinistra da salotto

La Sinistra renziana ha protetto soltanto il diritto dei pochi a proprietà sempre più grandi e non si è accorta dei grandi drammi che avvenivano nelle periferie, delle piccole o grandi ingiustizie che gli Italiani più poveri ritenevano di subire perché non preparati a capire il cambiamento del mondo.

La Sinistra ha costruito ghetti di cemento che hanno incanalato la loro rabbia a Destra perché è più facile prendersela con un gruppo di zingari e di negri che con la Casta.

E continua, la nostra Sinistra, a utilizzare un linguaggio incomprensibile per il popolo perché il popolo non conosce più il linguaggio: ne è stato privato fin dalla prima infanzia con le promozioni facili e ingiuste o le bocciature vendicative ma non educative; certa Scuola le sue responsabilità le ha tutte e il disordine convulso di alcune classi ha portato al desiderio di un ordine estremo.

Ne è stato privato quando si è smesso di investire nella Scuola e si è tolta dignità agli insegnanti dai salotti di una Sinistra che mandava i figli in scuole eccellenti a discapito del popolo.

Così il linguaggio, quello che serve per capire, è stato annullato in nome del quieto vivere, della paura dei contenziosi, della perdita delle cattedre.

In una sorta di Repubblica di Weimar delle risorse umane, l’elettorato ha scelto i populisti.

Anche io perché quella sinistra non la reggevo più.

Potere legittimo o illegittimo?

E’ bastato il 17% dei voti e il silente consenso del PD che ha permesso che tutto accadesse perché non voleva entrare in conflitto col carismatico Renzi.

Che dire? Abbiamo bisogno di altre manifestazioni per ammettere di essere ripiombati nell’incubo?

Abbiamo visto lo stupro della nostra Costituzione giorno dopo giorno, una costituzione-la nostra- scritta per salvaguardare il diritto di chi è diverso da noi.

La questione dei bambini di Lodi, esclusi dalla mensa o dagli asili è stata disgustosa; la vicenda del sindaco di Riace è scandalosa (il confino! Come Carlo Levi!); per non parlare del balletto delle navi tra Malta, la Spagna, l’Italia!

Tutto ciò che accade, accade contro la Costituzione e siccome la Costituzione fa paura, chi a scuola ne parla è accusato di far politica!

E’ legittimo un potere che offende il testo-base delle nostre leggi?

Un’Italia malata, menadica, esterrefatta assiste all’indecente tango tra Lega e Cinque Stelle: ciò che era stato promesso viene negato, ciò che era stato negato avviene senza ostacoli poiché manca, del tutto, una seria opposizione.

E i Cinque Stelle, presi da folle amor, tradiscono se stessi.

Rosa Johanna Pintus

 


Hybris e incuria: dal Ponte all’abisso

Il ponte è, da sempre, emblema di lotta tra l’uomo e la natura: l’intelligenza sfida col calcolo, con la magia dei numeri, la Creazione.

In questo senso il Ponte Morandi è pura hybris, tracotanza a scadenza, come Cenerentola al ballo.

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La notte del ministro spezzato: il ricatto dello spread

L’eutanasia in atto della democrazia italiana

La notte del ministro spezzato (d’obbligo il riferimento al film La notte delle matite spezzate di Hector Olivera) è avvenuta nell’indifferenza e nella giustificazione di certa stampa della mia ex sinistra.

Conte non inizia neppure a fare il Presidente del Consiglio, il suo governo non sta bene all’Europa.

Di quale Europa parliamo? Di quella democratica o di quella finanziaria?

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Bambino fuggito dall’Acquario è in autobus a Pra: scatta la solidarietà del CEP.

L’autobus è fermo e i carabinieri sono dentro: un bambino è fuggito dall’acquario e si è ritrovato in autobus a Pra.

Cosa è accaduto?

Sole e vento rendono il pomeriggio particolarmente piacevole, si ha voglia di immergersi nella brezza di un maggio piuttosto capriccioso, di uscire e di non pensare a nulla; che importa che un bimbo sui dieci anni si sia perso? Meglio continuare il viaggio e far finta di nulla.

Jpeg

Alcuni ragazzini però si accorgono di quel bambino un po’ troppo cresciuto per girare con una trombetta tra le mani e cominciano a porsi qualche domanda.

Il bambino non parla. Forse non è italiano? Le ragazzine del gruppo avvertono l’autista che chiama i carabinieri.

Il capitano sale e verifica la situazione: il volto del bambino coincide con quello del ragazzino che è fuggito dall’Acquario.

La pattuglia blocca il mezzo e decide di attendere i genitori: il bambino non parla e non vuol essere toccato; alcuni passeggeri si lamentano: pretendono che le forze dell’ordine si portino dietro il bambino.

Qualcuno dice che è domenica e che gli autobus passano ogni sedici minuti; in effetti muoversi dal Ponente genovese nel week end è cosa complessa, pare quasi che  la Giunta non sia toccata dal problema: che la periferia resti lì senza pretendere troppo!

Del resto, da queste parti, ci sono le Lavatrici e il CEP!

E qui sta il punto! I ragazzini e le ragazzine che hanno soccorso questo bambino sono del CEP e sono di una fascia d’età compresa tra i 13 e i 17 anni; non vanno bene a scuola, alcuni di loro sono stati bocciati più volte e in classe non riescono a seguire.

Di loro si parla come di casi persi, di lost, nel migliore dei casi di perditempo. Li conosco molto bene ma non scrivo i loro nomi perché sono tutti minori e molti sono stati miei alunni.

Oggi mi sono sentita molto orgogliosa di loro perché hanno dimostrato conoscenze e competenze di cittadinanza non comuni: chi lo ha tranquillizzato, chi lo ha coccolato, chi lo ha ripulito con un fazzoletto dal gelato che gli era stato offerto

.

Sono rimasti lì, non se ne sono andati perché sanno riconoscere le cose importanti.

Le giovani generazioni non sono dunque prive di speranza, non ci solo solo terribili allievi che bullizzano i professori ma cuori segreti che, pur con il loro bagaglio di sofferenza, sono in grado di aiutare chi è in difficoltà.

Ragazzi, continuate così!

Rosa Johanna Pintus

 


Noi col CEP non abbiamo nulla a che fare!

“Noi col CEP non abbiamo nulla a che fare” oppure “Visto? Era un marocchino!”. Un atteggiamento simile è offensivo e inaccettabile! Dell’eroe però non si parla, e l’eroe era un cepparo! E’ così scomodo ammetterlo? Già, perché nessun altro avrebbe reagito; la gente, in un altro quartiere, avrebbe atteso la polizia o, ancor peggio, sarebbe stata zitta.

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Follia di fede: Jacopone da Todi e la Pasqua sofferente di Maria

 

Che la fede sia follia mi è chiaro da tempo ma , da tempo, questa mi è necessaria.

Tra le figure che mi hanno formato, la mia attenzione va a Jacopone da Todi.

Il mistico allora mi viene incontro col suo sguardo cupo e sofferente in questa Pasqua del terzo millennio: io indosso la mia felpa bianca e le scarpe ormai dismesse da mio figlio che cresce, lui il saio.

 

Lo immagino vestito alla moda, affascinante e libertino fino al suo tragico Sessantotto (1268) quando vide la signora Vanna, moglie di Bernardino di Guidone, cadavere a causa del crollo di un pavimento.

Su quel corpo Jacopone trova il cilicio: perché Vanna si autoflagellava? Quali segreti nascondeva? E in che relazione era con Jacopone, celebre legale?

Jacopone non mi risponde, detesta i pettegolezzi ma ammette che da lì qualche cosa successe.

Così lo troviamo a mendicare, proprio come un barbone avido di spiritualità, e dopo dieci anni entra nei frati minori.

Gli domando perché, uno come lui, si trovò a ricevere una scomunica.

Non ama ricordare quel periodo in cui  Celestino V, come ricorda Dante, fece per viltade il gran rifiuto:

Fu un periodo terribile, noi pauperes riponevamo grandi speranze in Celestino V, egli tuttavia non era in grado di reggere l’ostilità di Bonifacio VIII. Quest’ultimo era una bestia avida di potere e priva di scrupoli, in men che non si dica organizzò una spedizione contro la Palestrina dei Colonna.

Resistemmo per un anno e mezzo ma poi fummo costretti a cedere: uomini di Dio contro uomini di Dio: la religione non c’entrava nulla.

Fui condannato al carcere perpetuo e alla scomunica, quest’ultima mi pesava più della prigionia stessa.

Fu Benedetto XI a revocare la mia scomunica, entro qualche anno sarei morto.

Umbro ma diversissimo da Francesco d’Assisi, Jacopone non crede a un rapporto semplice e sereno tra creature e creatore: la strada per la fede è sofferenza, dolore, desiderio di morte.

Arso tra sensazioni estreme e antitetiche, il nostro vive un’esperienza religiosa simile alla follia e non alla saggezza; e forse è proprio la follia religiosa che lo porta verso l’arte poetica più pura.

Ciò lo allontana però dagli ambienti culturali più importanti e, nonostante la solida base culturale, di lui emerge soprattutto il ribelle.

Quel ribelle che ci regala il più dolce e tragico ritratto di Maria davanti alla croce. Jacopone non s’illude, non vede una madonna azzurra e rarefatta anzi, per certi versi, anticipa la pietà di Michelangelo.

Cosa pensò la Madonna durante la passione e la morte di Cristo? Vi lascio dunque, senza parole, a leggere i versi di Jacopone che ci mostrano una madre impotente contro un destino che, forse, non era pronta ad affrontare.

Nunzio-  Donna del paradiso,
lo tuo figliolo è priso,
Jesu Cristo beato.
Accurre, donna, e vide
che la gente l’allide !
credo che ‘llo s’occide,
tanto l’on flagellato.

Madonna- Como esser porrìa
che non fece mai follia,
Cristo, la speme mia,
om’ l’avesse pigliato ?

Nunzio- Madonna, egli è traduto,
Juda sì l’ha venduto
trenta denar n’ha ‘vuto,
fatto n’ha gran mercato.

Madonna-Succurri, Magdalena,
gionta m’è adosso piena !
Cristo figlio se mena,
como m’è annunziato.

Nunzio-Succurri, Donna, aiuta !
ch’al tuo figlio se sputa
e la gente lo muta,
hanlo dato a Pilato.

Madonna- O Pilato, non fare
lo figlio mio tormentare,
ch’io te posso mostrare
como a torto è accusato.

Popolo- Crucifige, crucifige !
Omo che se fa rege,
secondo nostra lege,
contradice al senato.

Madonna-Priego che m’entendàti,
nel mio dolor pensàti;
forsa mò ve mutati
de quel ch’avete pensato.

Nunzio-Tragon fuor li ladroni
che sian suoi compagnoni.

Popolo- De spine se coroni !
ché rege s’è chiamato.

Madonna-O figlio, figlio, figlio !
figlio, amoroso giglio,
figlio, chi dà consiglio
al cor mio angustiato ?
Figlio, occhi giocondi,
figlio, co’ non respondi ?

figlio, perché t’ascondi
dal petto o’ se’ lattato ?

Nunzio-Madonna, ecco la cruce,
che la gente l’aduce,
ove la vera luce
dèi essere levato.

Madonna-O croce, que farai ?
el figlio mio torrai ?
e che ce aponerai
ché non ha en sé peccato ?

Nunzio-Succurri, piena de doglia,
ché ‘l tuo figliol se spoglia;
e la gente par che voglia
che sia en croce chiavato.

Madonna-Se glie tollete ‘l vestire,
lassàtelme vedire
come ‘l crudel ferire
tutto l’ha ‘nsanguinato.

Nunzio-Donna, la man gli è presa
e nella croce è stesa,
con un bollon gli è fesa,
tanto ci l’on ficcato !

L’altra mano se prende,
nella croce se stende,
e lo dolor s’accende,
che più è multiplicato.

Donna, li piè se prenno
e chiavèllanse al lenno,
onne iontura aprenno
tutto l’han desnodato.

Madonna-Ed io comencio el corrotto.
Figliolo, mio deporto,
figlio, chi me t’ha morto,
figlio mio delicato ?
Meglio averìen fatto
che ‘l cor m’avesser tratto,
che, nella croce tratto,
starce descilïato.

Cristo- Mamma, o’ sei venuta ?
mortal me dài feruta,
ché ‘l tuo pianger me stuta,
ché ‘l veggio sì afferrato.

Madonna-Figlio, che m’agio anvito,
figlio, patre e marito,
figlio, chi t’ha ferito ?
figlio, chi t’ha spogliato ?

Cristo-Mamma, perché te lagni ?
voglio che tu remagni,
che serve i miei compagni
ch’al mondo agio acquistato.

Madonna-Figlio, questo non dire,
voglio teco morire,
non me voglio partire,
fin che mò m’esce il fiato.
Ch’una agiam sepultura,
figlio de mamma scura,
trovarse en affrantura
mate e figlio affogato.

Cristo- Mamma col core affetto,
entro a le man te metto
de Joanne, mio eletto;
sia il tuo figlio appellato.

Cristo-Joanne, esta mia mate
tollela en caritate
aggine pietate
ca lo core ha forato.

Madonna-Figlio, l’alma t’è uscita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
figlio attossicato !

Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio
figlio a chi m’appiglio ?
figlio, pur m’hai lassato.

Jacopone da Todi – Rosa Johanna Pintus