Esselunga in città: cosa fatta capo ha

Articolo di Sergio Famulari
A seguito del consiglio comunale svoltosi , è stato dato il via libera al secondo progetto Esselunga, dopo quella di via  Piave, in città, a Genova.
Pesanti gli scontri tra maggioranza ed opposizione sulla opportunità o meno di questa nuova apertura che, a detta del presidente del Civ di Sampierdarena, rappresenterà:

“ Un ulteriore grave schiaffo alla sopravvivenza di molte attività commerciali, non solo di Sampierdarena, ma anche delle alture e del ponente”.

Con toni analoghi si è espresso anche il presidente di Confesercenti che ha parlato di chiaro e sicuro “decadimento della qualità della vita”, oltre che di promesse disattese dall’attuale Giunta che si era spesa politicamente proprio sulla protezione delle attività piccole ed a conduzione familiare.

L’ingresso nelle passate amministrazioni di Coop e in queste attuali di Esselunga, possono essere considerate un unicum politico, nuove risorse e nuova imprenditoria, è evidente, sono sempre ben accetti;  ma il quesito è quali sono i prezzi che si pagano, e chi li paga?

Personalmente negli anni ho notato che questi forti gruppi della grande distribuzione si sono fatti carico di garantire la continuità e l’attuazione di momenti culturali e ricreativi che altrimenti rischiavano di andare perduti, quindi un punto a favore,  e poi?

Dal punto di vista urbanistico quali sono le reali virtuose ricadute pratiche a favore del quartiere o dei quartieri che più di tutti verranno impattati dall’arrivo di quest’ultimo grande colosso ( 3200 mq)?

In quanti dovranno letteralmente “ chiudere bottega”?

Interroghiamoci, speranzosi che la ragionevolezza e l’equilibrio prevalgano.

Sergio Famulari 


Il fantastico golpe del ’21: ecce homo Fati

Lo sguardo freddo e il silenzio, la mancanza di empatia e un saluto “di dovere” perché proprio non lo si poteva evitare. Un’immagine brutta, quella del neopresidente acclamato che mette a tacere la moglie, in malo modo. Un’immagine bella, quella di Giuseppe Conte che si stupisce per l’applauso ricevuto ma condivide la sua commozione con la moglie.

Infine lui, colui che al solo nominarlo mi viene la tachicardia, lui che ha prima aiutato e poi tradito nella maniera peggiore: il rinascimentale, il Saudita, il rospo che si vuole gonfiare e diventare bue.

Che teatrino triste, squallido, tragico ci tocca osservare in questa Italia che dovrebbe festeggiare i settecento anni dalla morte del Sommo Poeta.

Questi due anni sono stati un incubo per tutti e Conte ci ha fatto persino arrabbiare per i suoi decreti ma era un uomo: di cuore, di carne.

Non so se lo avete notato, sono tornati quelli di prima e in pompa magna:

qual è la vision? A me sfugge. Non mi sfugge invece la mission: il potere deve essere maschio. Infatti tra i nove ministri senza portafoglio cinque sono donne.

Oggi ci troviamo con un Governo “che farà bene”: non si sa cosa farà ma già è intoccabile, algido, lontano.

Niente Social, niente sorrisi, probabilmente niente felpe né selfie. Tutto sterile, meglio che con la mascherina: pecunia non olet e il banchetto del magna magna è allestito per chi ci sta.

Mi sento fragile come un cristallo rotto, probabilmente è un problema mio quello di non riuscire a comprendere perché i governi italiani cadano a comando. Questo governicchio così raffazzonato ha tutta l’aria del golpe:

Renzi parla con Draghi e poi tace.

Renzi a un certo punto impazzisce e ritira le sue…ancelle.

Il Parlamento si finge scosso e il vomitevole reality si svolge mentre gli Italiani sono tenuti in pugno dalla pandemia.

Il Governo Conte cade ma non si possono indire elezioni perché c’è la pandemia.

Mattarella pone Draghi, mai eletto ma solo acclamato e invocato, come Presidente del Consiglio e lo Spread diminuisce.

Ecce homo, ecce golpe.

Rosa Johanna Pintus


Covid V Scuola tre a zero, perché?

Covid contro Scuola e vince il Covid 19 per tre a zero. Una sconfitta bruciante per i giocatori della Scuola, capitanata dalla Ministra che, in ogni modo, ha cercato di tener duro. Ma la squadra non ha retto agli attacchi degli avversari esterni ed interni: in primis una marea di giocatori indegni che ha implorato fino all’ultimo di chiudere le scuole con toni simili all’ammutinamento del Bounty.

La Ministra, a dire il vero, ci ha messo del suo, offrendo assist decisivi agli autogoal perché incompresa nelle sue performances migliori (una perla in mano ai porci!).

La squadra del Covid guardava incredula ciò che capitava nel campo avversario: l’incapacità del Governo di governare i propri governatori, ad esempio! Il Covid, essendo madrelingua cinese ma volenteroso nell’apprendimento dell’italiano, ha per un momento pensato che governo e governatori, avendo la medesima radice nel nome, fossero concordi; a questo si deve il suo tergiversare estivo, al timore di trovarsi di fronte una sorta di ordinata e coordinata testuggine romana, altrimenti ci avrebbe fatto tutti fuori prima.

Invece di coordinato non c’era proprio nulla: non gli ospedali, privi ancora di percorsi adeguati e di medici specializzati, non le Regioni, non lo Stato, non i Trasporti, non la Scuola.

La Ministra in realtà, con mente geniale e divergente, aveva intuito che uno dei maggiori problemi sarebbe stato quello dei trasporti e avrebbe ovviato al problema con i famosi e criticati banchi a rotelle, ultima ratio-nonostante le buche di Roma e dell’Italia intera- per consentire ai ragazzi un mezzo di trasporto a prova di furto (si sa che fine fanno in Italia monopattini e biciclette).

Ma ha pestato il piede sbagliato perché, mentre lei implorava il Commissario eletto di velocizzare l’acquisto dei suddetti banchi, il Governo intendeva calmare gli animi disillusi e il ventre affamato e scarno degli Italiani con il bonus biciclette, in netta concorrenza con la proposta del banco a rotelle.

Non credendo ai propri occhi per tanto facile bordello e osservando l’accesa sensualità dell’ala destra in campo, impegnata in selfie, formaggette e discoteche, il capitano del Covid 19, pur trovandosi in Sardegna, si è sentito sul Rubicone: “Alea iacta est” ha dichiarato ai prodi e facilmente ha assediato l’italica virtute che si pavoneggiava fiera e bella.

La Ministra, l’unica che, nel delirio di onnipotenza governativo-collettiva, aveva chiara la vision , ha gridato: “Non toccatemi la Scuola!” il Governo però, osservando la mission, e cioè la carenza di insegnanti che ha colpito persino il pargolo del Premier, ha smesso di riconoscerla come caposquadra.

Così, nel marasma totale, il virus si è diffuso e non per i droplet; tre sono stati gli alleati Covid e i traditor di patria: incompetenza, vanità e paura.

Paura non del Covid ma della cultura che avrebbe potuto rivelare in breve come l’incompetenza, in Italia, regni sovrana.

Ecco il senso profondo dell’epurazione dei nuovi sovversivi: le ballerine, gli attori, gli studenti, i prèsidi ispirati, gli insegnanti volenterosi, i nonni.

Ecco il senso profondo della chiusura delle scuole di danza, dei teatri, dei cinema, dei vecchi che sono narrazione di un passato democratico.

Ecco il senso profondo di una Dad forzata per gli adolescenti che hanno diritto all’istruzione, considerato che poi saranno loro a pagare i nostri debiti.

Apriamo le scuole e chiudiamo i parchi! Niente, nessuno mi sente.

E non posso che concludere con le parole del carme che più amo, il Bruto Minore di Leopardi, che esprime i miei pensieri meglio di quanto possa fare io:

In peggio
precipitano i tempi; e mal s’affida
a putridi nepoti
l’onor d’egregie menti e la suprema
de’ miseri vendetta. A me d’intorno
le penne il bruno augello avido roti;
prema la fèra, e il nembo
tratti l’ignota spoglia;
e l’aura il nome e la memoria accoglia
.


Oltre che ignoranti, li vogliamo segaioli!

Oltre che ignoranti, li vogliamo segaioli! E’ questo, in sintesi, il messaggio de”Il fu Ministero dell’Istruzione”. Attenzione però: non segaioli di seghe mentali come quelle di un Nanni Moretti che ironizza fingendo di decidere se sia meglio partecipare alla festa standosene in disparte o non andarci proprio.

No: segaioli alla maniera di Benigni quando racconta come il prete del catechismo leggesse gli umori e le vergogne di cui i cresimandi si macchiavano nella notte.

E’ la fase 2: dopo la fase 1, in cui è stata sdoganata l’ignoranza facendo chiaramente credere che la nazione può fare a meno della Scuola e delle scuole, ora si apre la fase 2.

Tale fase consente ai bambini di materne, elementari e medie (o, se preferite, di infanzia e primaria e secondaria di primo grado) di frequentare le lezioni, onore che non sarà concesso agli allievi delle superiori.

Perché?

I motivi sono molteplici:

-a quattordici anni un ragazzino può stare in casa da solo e autogestirsi nella Dad ( se motivato, determinato, responsabile e impegnato);

-la scuola è un grande baby parking, non è necessario imparare le tabelline, l’importante è stare lì e non farsi troppo male sennò mamma e papà non possono lavorare… ma a quattordici anni sei autonomo.

Ma, udite udite qual è l’obiettivo ultimo e la causa prima di questo sfacelo: privati del contesto sociale, dei genitori in casa, degli insegnanti che in presenza li renderebbero uomini e donne pensanti, i ragazzi passeranno le mattinate a masturbarsi e diventeranno ciechi.

Ed eccola qui il fine della fase 3: la cecità! Così i ragazzi non solo non capiranno ma neppure vedranno la casta politica che li tiene in pugno.

E il delitto perfetto è servito: sapevatelo!

Ah…siccome ho parlato di sesso e non sta bene che una donna lo faccia, mi firmo…

Roso Johanno Pintus


La donna uccisa due volte

La donna uccisa due volte, un titolo da film ma non lo è; sono passati diversi mesi dalla stesura di quest’articolo: ho dovuto attendere il consenso della vittima, ho spedito questa narrazione a diversi giornali ma nessuno si è preso la briga di raccontare i fatti descritti in quanto spesso vi sono più modi di interpretare la verità, non per nulla il titolo di quest’articolo era, ab origine, “effetto Rashomon”.
Rashomon, come il film di Akira Kurosawa, perché la verità, in questo caso, è frutto di relazioni transferali.

Solo che una verità, con tanto di testimoni scriventi, è data per certa, l’altra non è neppure considerata se la persona in questione è una donna e, quindi, facilmente isterica se non pazza come Anne Sexton e Sylvia Plath di cui il marito Ted Hughes scrisse:

Lei pianse, implorando conferma, che avessi fiducia in lei.

Del resto, in nome della follia, erano già state diffamate le varie medee, cassandre, antigoni (queste ultime sono quelle che si spezzano ma non si piegano) delle varie epoche storiche; per cui quale scappatoia più semplice per un uomo rispettabilissimo e blasonato…

Quanto sto per narrare è scomodo, antipatico, assurdo e, forse, in alcuni passaggi addirittura pindarico; tuttavia non posso più tacere perché il tempo corre velocemente e raramente medica.

La vicenda, della quale prima non ero autorizzata a parlare, ve la racconto adesso, così per come mi è stata riportata; ed è per il profondo rispetto che nutro nei confronti di chi l’ha vissuta che ho mantenuto il segreto anche con il comitato di cui faccio parte e che ho reso partecipe degli eventi soltanto pochi giorni fa.

Vi sto dunque per descrivere una faccenda spinosa, accaduta in seno a uno dei più chiacchierati concorsi proposti dalla pubblica amministrazione, forse il più discusso degli ultimi tempi; un’amministrazione, quella attuale, che prova a operare secondo criteri di trasparenza, efficacia, efficienza ed economicità ma affida le operazioni a persone talvolta pigre talvolta svogliate talvolta senza scrupoli, la trasparenza viene così inficiata dalla discrezionalità più completa.

Pensate, voi che non siete avvezzi ai concorsoni, a quanto stabilisce la riforma della PA, a quante gride, di manzoniana memoria, sono rimaste inascoltate nell’agire! Per esempio, ai sensi dell’art. 22 della legge 241/90, la cosiddetta legge della trasparenza recita (nel duplice significato del verbo che comprende anche la finzione scenica): al fine di assicurare la trasparenza dell’attività amministrativa e di favorirne lo svolgimento imparziale è riconosciuto a chiunque vi abbia interesse diretto, concreto e attuale per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti il diritto di accesso ai documenti amministrativi.

Ebbene, nonostante le numerose richieste, i famosi atti risultano momentaneamente inaccessibili.

Anche il famoso codice sorgente è inaccessibile così come inaccessibile è la verità su questo specifico impianto concorsuale, su quelli dell’università, su quelli della Sanità: la PA rende le procedure trasparenti ma le commissioni non lo sono affatto!

Per chiarire ai non addetti ai lavori: il concorso di cui stiamo parlando è stato annullato, con sentenza breve, dalle sentenze del TAR n.8655/2019 e n.8670/2019 del 2 luglio 2019.

Ciononostante il Consiglio di Stato ha sospeso l’efficacia della sentenza in nome della ragion di Stato ovvero ciò che può indurre il decisore politico a giustificare un’azione illecita sotto il profilo del diritto internazionale o del diritto interno.

La giustizia amministrativa farà il suo corso attraverso un iter tutt’altro che economico o veloce e prima o poi ci sarà giustizia; qui mi preme puntare il proiettore su un caso limite del suddetto concorso e, pur senza rivelare gli attori di tale vicenda né dirvi di quale concorso si tratti, ecco in breve quanto accaduto in un dato giorno in un determinato orale.

Il verbale che citerò durante il mio racconto è quello originale, desidero però riprendere la mia precedente riflessione:molto si è detto e molto si è taciuto sul concorso, le accuse rivolte alla PA hanno fatto male a tanti però io ritengo che i problemi in questo percorso non siano stati provocati tanto dalla responsabilità della PA quanto dall’assoluto arbitrio delle commissioni, quell’arbitrio che è stato più volte identificato come un semplice fattore di discrezionalità.

Quella che mi accingo a descrivere è la storia di un orale che è stato annullato.

Riporto qui sia il verbale della commissione sia le dichiarazioni della candidata: si tratta di percezioni così distanti sui medesimi accadimenti da lasciare esterrefatti.

Questo caso è un unicum che da subito ha diviso gli animi e di cui nessuno ha ancora parlato ma poiché, in alcune dichiarazioni, ho colto giudizi non rispondenti a verità su questa candidata, è divenuto necessario rispondere, coram populo, a quanti mi hanno chiesto che cosa fosse avvenuto quel giorno a Linda (nome fittizio).

Non do interpretazioni, non è mio compito; semplicemente narro quanto appreso e confido che si possa fare chiarezza sul caso.

Alle ore 11.00 la candidata Linda, nata a e identificata con C.I. n. rilasciata dal Comune in data , o – dopo aver estratto rispettivamente da quattro terne un quesito, uno studio di caso, una prova pratica per la verifica delle conoscenze degli strumenti informatici e delle tecnologie della comunicazione, un testo nella lingua straniera prescelta e dopo essere stata invitata dalla Commissione a leggere il quesito estratto per dare avvio alla prova orale – si è rifiutata di rispondere al quesito estratto ed ha iniziato a parlare di contenuti del tutto difformi dalle materie d’esame di cui all’art. 10 del D.M, n, 138 del 03.08.2017.

Ho domandato a Linda perché si fosse rifiutata di rispondere e lei ha affermato che intanto non erano le ore 11.00, che l’avevano lasciata per ultima e non c’erano colleghi in aula che, in qualità di testimone, vi era solo un suo amico estraneo al concorso.  
Inoltre ha aggiunto: “non mi sono “rifiutata di rispondere al quesito”; in ogni momento ho chiesto loro di parlare; volendo dare una spiegazione etimologica iniziale ho fatto presente la mia formazione di filologa, appunto”.

E in effetti Linda, interrogata sull’alternanza scuola-lavoro, ha cominciato così:  la parola“scuola” deriva dal greco  σχολή che significa tempo libero.

Sarebbe andata avanti se non fosse stata fermata dalla commissione, urtata forse dal richiamo alle vere origini dello studio o, semplicemente, non istruita a gestire una risposta più ampia ed approfondita.

Di fatto le viene impedito di portare avanti la risposta e non sono passati che pochi minuti quando la commissione, senza altre domande, le chiede di andarsene.

Ci tengo a precisarlo: secondo Linda non sono le 11.00, ella insiste sul fatto che la commissione non ha rispettato l’ordine dei candidati e che, a parte il suo amico, non vi erano altri candidati in quell’aula come testimoni del corretto svolgimento del colloquio.

Sul verbale ancora si legge:

La candidata ha camminato avanti e indietro davanti alla Commissione nonostante i ripetuti inviti a sedersi e a iniziare la prova orale, si è inginocchiata per implorare di essere ascoltata sulle sue vicende personali, ha aperto una valigia che ha portato con sé per mostrarne il contenuto alla Commissione, ha raccontato di aver fatto un sogno in cui moriva dopo aver sostenuto la prova orale del concorso.

E anche su questo punto la versione di Linda è differente: Mi sono inginocchiata dopo la minaccia: “se non se ne va chiamiamo i carabinieri”. Ero inoffensiva, volevo solo sostenere il mio orale, non stavo minacciando nessuno ma il mio torto deve essere stato quello di far notare al presidente che non si rivolgeva a una scolaretta ma a una candidata che poteva pretendere una certa autonomia sulla risposta. Desideravo raccontare, dialogare, condividere anni di studio di fronte a volti che mi parevano umani ma il mio richiamo all’autonomia al presidente non è piaciuto e non me l’ha perdonato; allora sì, in quel momento l’ho detta quella frase che mi deve aver fatto considerare pazza: “Forse si sta realizzando il mio incubo: stanotte ho sognato che facevo l’orale e morivo”. E mi è venuto da ridere (non volevo piangere) perché mi pareva di vivere una situazione assurda, surreale, onirica.

Le chiedo quindi perché avesse sentito l’esigenza di aprire la valigia:
Il discorso della valigia era anteriore: essendomi stato chiesto se fossi lì a vendere vestiti ed essendomi stato detto che la mia persona ledeva il decoro del luogo, l’ho aperta rapidamente per mostrare come fosse piena solo di libri! Come faceva a ledere il “decoro di un’università” una valigia piena di libri?

Quindi il verbale non solo falsificherebbe l’orario ma anche l’ordine dei fatti!

Il verbale prosegue:

Preso atto del venir meno delle condizioni per lo svolgimento della prova orale da parte della candidata, il Presidente ha sospeso i lavori della Commissione ed ha chiesto l’intervento del servizio di gestione delle emergenze dell’Università …, affinché venissero poste in essere adeguate misure per invitare la candidata ad allontanarsi e consentire la regolare prosecuzione dei lavori della Commissione per lo svolgimento delle prove orali dei candidati rimanenti, mantenendo sempre un clima sereno ed accogliente.

Il presdente ( scritto proprio così)

Secondo il verbale gli altri candidati avrebbero assistito al colloquio di Linda ma ella sottolinea nuovamente che in aula era presente soltanto un amico poiché era stata interrogata per ultima mentre avrebbe dovuto sostenere l’orale alle undici e alcuni candidati -per motivi non noti- sarebbero stati chiamati prima.

Ho cercato a lungo qualcuno che fosse presente a quell’orale, anche nella pagina facebook dedicata al concorso ma pare che nessuno abbia assistito all’orale di Linda .

Venissero poste in essere adeguate misure per invitare la candidata ad allontanarsi è una frase che, scritta così, dice tutto e niente ma sicuramente lascia percepire un clima diverso da quello descritto dalla commissione.

Linda si sfoga così:

Arrivata in fondo ad un concorso a cui ho immolato gli ultimi nove anni della mia vita, non mi è stato dato modo di rispondere alla domanda dell’orale.

Annullato. Finito, così, PUFF.

All’improvviso sento di non avere più la terra sotto i piedi. 

Ho cominciato a studiare per il concorso nel 2011.

Otto anni, sette ministri e tre figli fa.

Molte sono le domande prive di risposta ma una mi tormenta: è giusto condannare la PA? Per cosa?

Non sarebbe invece meglio ricorrere contro certe commissioni?

Perché, come dicevo all’inizio, ci si ostina a parlare di discrezionalità e non di totale arbitrio?

Linda non è una candidata qualsiasi: è riuscita, dopo la prova scritta e nella piena incertezza del risultato, a direzionare le nostre energie nella realizzazione di un progetto, un esperimento di studio attivo, portato avanti da noi candidati, su quanto avevamo appreso, macinato, digerito, rielaborato; anche in occasione dell’esito della prova scritta, ha cercato di placare gli animi e ha inventato un progetto di sintesi visiva delle nove aree coordinando i sopravvissuti.

E ancora adesso, con lei e molti altri, siamo riusciti a costruire una zona franca in cui non litigare tra promossi e bocciati ma nella quale stiamo collaborando per rendere la normativa accessibile anche agli stakeholders.

La sua capacità di gestione delle organizzazioni complesse, la sua progettualità vulcanica e nel contempo razionale non le sono bastate per superare l’orale: ha impostato l’interrogazione come non avrebbe dovuto osare, ha avuto l’audacia di pretendere di essere ascoltata mentre la commissione non ha avuto neppure il coraggio di bocciarla, le ha annullato la prova per segnalare la diversità, la divergenza di questo strano soggetto.

Dice Linda:

Non ho fatto in tempo a dire una frase che sono stata buttata fuori dall’aula. Mi sono rifiutata di muovermi quando il presidente mi ha detto che mi aveva annullato l’orale. Mi sono rifiutata di muovermi perché sapevo la risposta e volevo solo parlare. Gli addetti alla sicurezza mi hanno trascinata via attraverso il corridoio pieno di croci dell’università privata che ospitava il concorso”.

Come ho anticipato, o in una sorta di effetto Rashomon ci troviamo di fronte a due verità o qualcuno ha mentito e ha danneggiato un altro.

Io non c’ero e non posso dare testimonianza diretta di quanto accaduto ma qualcosa di strano, per giungere all’annullamento e non alla bocciatura, è senz’altro accaduto.

Varrebbe la pena di indagare, guardando negli occhi le persone, e di chiedere seriamente alle varie commissioni se ritengano di aver operato secondo coscienza durante la correzione degli scritti e durante lo svolgimento degli orali.

Varrebbe anche la pena di denunciare per diffamazione coloro che hanno alimentato la voce di una Linda instabile.

Varrebbe la pena! Spero che i candidati abbiano il coraggio di raccontare la propria storia, che qualcuno “dei media importanti” legga quest’articolo e decida di aprire un’inchiesta e su questo caso e sul concorso tutto.

Questa donna, uccisa due volte in quanto diffamata, in questo momento sta combattendo una battaglia più importante ma mi ha consegnato le sue parole e io sono in dovere di dirvele.

Rosa Johanna Pintus


Homo magister et Homo oeconomicus

Scrive Herbert A. Simon: “La teoria economica tradizionale presume coraggiosamente che le persone prendano le loro decisioni in modo da massimizzare la loro utilità. Accettare questa ipotesi consente all’economia di prevedere una grande quantità di comportamenti (in modo corretto o scorretto) senza mai fare studi empirici sugli attori umani.”

Non posso fare a meno di pensare alle sue teorie quando osservo, dalla mia fortunata posizione di bocciata, le sorti dei vincitori di questo concorso e mi chiedo come mi sentirei al loro posto.

Il concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici si è rivelato disumano fin da subito: l’imposizione di conoscere a memoria 4000 test senza, in alcuni casi, comprenderne il significato ha delineato senza ombre la strada che si sarebbe dovuta percorrere per arrivare al traguardo; tuttavia si pensava che i vincitori, dopo aver superato indenni la trappola di Tissaferne (ossia la correzione random della prova scritta) e le terre dei Taochi (la prova orale), avrebbero potuto esultare gridando: “Thalassa! Thalassa”.

Invece non è così: i vincitori al momento stanno peggio dei vinti perché, ancora una volta, contro ogni logica economica, si trovano ad essere numeri in mano a un impietoso algoritmo che non ammette variabili.

Non è la prima volta che accade, già nel 2016 professori e insegnanti si sono trovati a dover fare una scelta radicale.

Quando osservo la logica che ci ha portato all’attuale situazione della Scuola, mi sento protagonista di un esperimento comportamentista atto a valutare in maniera euristica le potenzialità e il grado di adattabilità dell’Homo magister, specie in via d’estinzione (per evidenti cause esogene) soprattutto nell’Italia settentrionale e mi chiedo se l’obiettivo non sia quello di trasformare l’uomo di umani sentimenti in Homo oeconomicus o, se si preferisce un’analogia con Michael Ende, in Grey Gentleman.

Me lo domando ma lo nego perché, per natura, sono portata a credere che l’essere umano agisca in buonafede e non mi resta che affidare le risposte a H. A. Simon; egli dimostra che gli uomini, pur possedendo la ragione, non sono in grado di utilizzarla secondo i parametri economici più convenienti.

In effetti, se una situazione è complessa, non si può perder tempo a considerare tutte le variabili (eventuali figli, legge 104, problemi economici nel trovarsi a pagare sia un mutuo sia un affitto) ma diventa necessario proteggersi con quella che Simon definisce “razionalità limitata” ovvero una ragione che, pur basandosi su calcoli approssimativi o del tutto errati, porta a risultati non ottimali ma comunque soddisfacenti.

E’ il criterio del satisficing.

Solo così mi spiego la logica di un algoritmo che calpesta quei diritti che ciascun lavoratore chiede: la Soluzione Ottimale è stata la regina di questo concorso fin dall’inizio e, fin dall’inizio, ha provocato vittime innocenti: effetti collaterali della pratica più veloce per assumere.

Ma solo adesso, punendo anche i vincitori, mostra il suo vero volto.

Certo, anche i carabinieri sono costretti a spostarsi, ma gli affitti che si trovano a pagare sono ridicoli e, se dirigono l’arma, sono spesati di tutto.

Solo gli insegnanti sono privi di tutele economiche quando vengono costretti a trasferirsi, solo i dirigenti delle nostre scuole si trovano a dover affrontare qualsiasi sacrificio venga loro richiesto (dalla quadrupla reggenza carpiata alla statica impronta digitale).

Il bando, del resto, era chiarissimo: concorso nazionale.

Il tutto sta nella definizione che diamo a quell’aggettivo che fa rima tanto con razionale quanto con casuale.

E la domanda che sorge spontanea è: “Siete coscienti di farci affrontare tutto questo?”

Con solidarietà a chi ha vinto e a chi è stato vinto.

Alessandra Giordano


Insegnanti:pesci o formiche?

Wenn die Haifische Menschen wären , se gli squali fossero uomini, comincia così una notissima pagina di Bertolt Brecht e mi sono svegliata canticchiando questo leitmotiv stamani, forse perché attendo fiduciosa la sentenza del TAR; tuttavia non vi parlerò degli squali, vi racconterò dei pesciolini.

E dunque se gli insegnanti fossero pesciolini, non avrebbero strumenti per farsi ascoltare: i pesciolini non hanno voce. Gli squali allora, secondo l’orientamento politico, potrebbero organizzare rassicuranti feste acquatiche per farli sentire liberi oppure potrebbero isolarli in acquari protetti valutando che, durante le feste acquatiche, pur non avendo voce, i pesciolini potrebbero comunicare tra loro e diventare sovversivi.

Gli insegnanti però non sono pesciolini, sono solo formiche che per tanto tempo si sono comportate da pesciolini.

Isolati.

Soli contro il bullismo, i genitori, il sistema in toto.

E la Scuola è peggiorata, franata, soprattutto si è perso il rispetto della figura dell’insegnante.

Alcuni di loro un giorno si sono resi conto di non avere pinne ma zampette forti: si sono messi a scavare per capire quale fosse la strada da percorrere per essere degni di rispetto e hanno incontrato altre formichine.

In quanto formiche, hanno abbandonato l’individualismo pigro che li aveva caratterizzati fino a quel momento e si sono riconosciuti collettività.

Si sono uniti e hanno cominciato a lavorare per capire, a capire per essere in grado di chiedere appunto rispetto e giustizia.

E potrei tediarvi con altre parole ma veniamo al punto: cosa ha reso gli insegnanti consapevoli del loro valore?

Il Concorso per DS.

C’è un pregio che nessuno ha ancora riconosciuto a questo concorso: la sua alta valenza formativa.

Per un anno ci siamo confrontati sulla pagina facebook di Mininterno: abbiamo gioito per  il successo nella preselettiva, abbiamo pianto e ci siamo scontrati dopo i risultati della prova scritta.

Il pianto è venuto dopo, in alcuni casi irrefrenabile, ma prima c’è stata la formazione: seria, instancabile, stoica.

Prima degli esiti ci siamo confrontati su diversi casi valutando le possibilità offerte dalla Normativa, abbiamo appreso il non semplice linguaggio giuridico e, dopo la prova scritta, per non abbandonare lo studio, abbiamo persino scritto un manuale: “Il bigino del DS”.

Per questo sottolineo che il concorso è stato, di fatto, la più grande esperienza di formazione che mi sono trovata a vivere, uno degli anni più ricchi nella mia carriera di docente: ora mi sento davvero consapevole del mio ruolo e delle ragioni profonde che rendono il MIUR non un’istituzione statica ma un laboratorio di ricerca continua.

Mi ha stupito non poco il mio voto sull’utilizzo della lingua italiana: 0,25. Perché? Nella prova ho visto imprecisioni che ero sicura di aver corretto, cosa non ha funzionato?

Mi sono sentita ferita e ho cercato di comprenderne le cause, mi sono sentita profondamente sconfitta e mi sono rialzata.

Non da sola, da sola sarei ancora lì: zitta e muta come un pesce.

Infatti durante il concorso/ formazione mi sentivo ancora un pesciolino, è stata la bocciatura che mi ha fatto riconoscere formica, come è capitato ad altri: formiche di diversi formicai, formiche coraggiose che hanno presentato un esposto, formiche che hanno preferito la via del ricorso perché qualcosa comunque non tornava.

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Così sono nati diversi comitati che si sono trovati ad agire in modo indipendente ma per qualche mistero sinergico, sono emerse abilità differenti che si sono attivate verso un unico obiettivo: la trasparenza.

Trasparenza che è, necessariamente, partecipazione.

PoliticaCultura




Quella cadrega che tiene al caldo il culo-PoliticaCultura

La cadrega, quella di Aldo, Giovanni e Giacomo, ce la ricordiamo tutti.

Risultati immagini per immagini aldo giovanni e giacomo

Erano i primi anni di una Lega che portava ancora il riferimento Nord nel nome e nel simbolo, Bossi spopolava ma poteva anche essere oggetto di satira perché si era ben lontani da qualsiasi ipotesi di regime. E i comici, visto che nel mondo dell’arte non esistono barriere, provenivano da parti diverse di un’Italia unita.

L’Italia non era un esempio di politica, venivamo paragonati alla famosa Repubblica delle Banane ma nessuno, eccetto gli iscritti alla Lega Nord, prendeva sul serio questa fame di secessionismo.

Non piacevano i meridionali, non piacevano gli immigrati però, sicuramente, piacevano le donne belle, intelligenti, in carriera.

La cadrega, dopo anni di politica filoeuropea, torna alla ribalta e difende i nazionalismi più beceri: si ottiene l’autonomia, si sequestra impunemente la Diciotti, si confonde il reato con l’orientamento politico e, se questi fossero stati al governo nel 2001, anche il G8 di Genova sarebbe stato considerato normale.

E Di Maio si vende per una cadrega: il giustiziere puro diviene uomo di potere prima ancora di essere un politico.

Difende l’indifendibile, si regala a chi ritiene il Sud un serbatoio di voti ma lui ne perde e non se ne rende conto: comanda Salvini e lui ne è il delfino in un’Italia che puzza di nazionalsocialismo: via i migranti! via le proteste!via la musica straniera dalle radio italiane! via i professori meridionali e via le donne: che se ne stiano a casa perché rubano posti di lavoro!

E il PD, che non ha voluto difendere la cadrega coi pentastellati, guarda e tace.

Rosa Johanna Pintus


To kill himself to not die again-PoliticaCultura

To kill himself to not die again: the last solution, the last train. I’m writing english this evening also if my english is bad, I’m writing english because Italian people are deaf and they can’t hear. My worst english is better than my excellent italian if Italian people can’t see where they are going.

Then I hope that my friend, my blogger friend Maurizio Puppo, can translate my words for the French.

It was the 28 of January when a Nigerian boy, Prince Jerry, decided to kill himself.

Why? It’s difficult to enter into the mind of a boy hopeless. We know he was integrated and he helps migrants in the first welcome: he helps migrants in hospital, he works as a mediator because he knows two languages.

Despite his good italian, he his not renewed the asylum permit.

So, he hopes for humanitarian permission: nothing. In spite of voluntary service, in spite of integration Italian door is closed for him.

What do he thinks? Family, desert, slavery, job seem him useless: a travel towards the deep desolation.

We can’t know and now nobody can help him.

He is tired, mopish and he looks the train. He is afraid to go back, to see again Lybian lager.

The wheels of the train are big and he find a solution: to kill himself to not die again.

He trows himself under the train, he is 25 years old.

Low wants this but silence is a heavy stone.

Now Jerry is symbol of Salvini decree: a racist decree.

We are near Norimberga, do not look the other way.

Rosa Johanna Pintus


Giustizia o ripicca?-PoliticaCultura

Giustizia o ripicca? C’è qualcosa di inquietante nel tardivo arresto di Battisti.

La scena non è da immortalare: un esercito armato contro un uomo disarmato. Dove sta l’eroismo?

Ma per questo Governo lo spettacolo, il reality, è la miglior propaganda: tutti a vedere il Morandi, i Casamonica, Battisti.

Il crimine, non discuto, va punito; c’è però una certa differenza tra la punizione e l’esposizione. Eccolo: guardate bene l’assassino, sputategli in faccia, lapidatelo!

Un messaggio medioevale che mi riporta all’incipit de I pilastri della terra:

I bambini si alzarono presto per assistere all’impiccagione. Amavano la violenza, erano capaci di percorrere miglia e miglia per vedere il sangue. Ken Follet

Dunque è questo che stiamo diventando: bambini.

Il Terrorismo è stato una pagina vergognosa della storia italiana; di matrice marxista-leninista, in nome di un marxismo di cui non avevano capito nulla, i brigatisti uccidevano.

Il presidente Mattarella ha ricordato di recente Guido Rossa con parole apprezzabili

Uccidevano per affermare la giustizia e per affermarla, commettevano le più ignobili ingiustizie.

Che tipo di giustizia? Quella che fa ricorso alla lotta armata e “che in pochi hanno avuto il coraggio di fermare”.

Ancora non si sa perché Riccardo Dura abbia deciso di uccidere Guido Rossa ma si sa che Lorenzo Carpi, studente in medicina, è scomparso nel nulla.

Gli attuali governanti invece sembrano dei teletubbies: sono costantemente sui social, creano eventi e video che offendono il senso del pudore.

E il senso della giustizia che è efficace se certa e intima, altrimenti diviene un sopruso.

Qui non c’è giustizia, c’è apparenza: si è se si appare! Questo governo è il prodotto perfetto di anni di berlusconismo senza però la classe e l’ironia dell’ex premier.

Apparenza, appunto. L’apparire tutto italiano che accomuna da sempre le sinistre e le destre, che crea spettacolo laddove manca la sostanza.

Cosa accade a chi compie reato in Italia?

Le ultime frasi del discorso di Scanzi, cioé che l’arresto di Battisti ha suscitato un certo imbarazzo nella sinistra intellettuale non sono casuali.

Il problema della Giustizia in Italia è la mancanza della certezza della pena: l’assassino di Maritano, per esempio, è già fuori dal carcere, assunto da una cooperativa sociale ed è diventato anche attore; di Lorenzo Carpi invece non si hanno notizie.

Noi Italiani siamo stanchi di commemorazioni tardive, di selfie, della spettacolarizzazione di una giustizia tardiva che i latitanti riescono ad evitare per anni.

La modalità dell’arresto attuata dal Governo, così colorata e spettacolarizzata, è la triste ripicca di un qualcosa che in Italia non funziona: la Giustizia.

Rosa Johanna Pintus