Scuola: the year after, l’anno dopo i fuchi

Si avvicina l’inizio del nuovo anno scolastico, il terzo d.C. (dopo il Covid).

Il primo fu quello dei banchi a rotelle e del distanziamento di un metro, con dirigenti geometri, docenti che incollavano sensi unici adesivi, bidelli infermieri col termometro all’entrata.

Il secondo fu all’insegna dell’esclusione ma con l’obbligo, per i docenti, di corsi sull’inclusione, i presidi sceriffi, i bidelli poliziotti e il distanziamento di un metro “ove possibile”.

Il terzo è questo ma nulla si deduce all’orizzonte poiché ci sono le elezioni e il MI è un mistero eleusino.

Ci tengono buoni.

Ci sedano con show politici in cui compare l’immancabile Calenda e, siccome qui esisti se sei in TV, il centro esiste.

Ci va bene che la Gruber sia ancora in vacanza.

Ma, dicevo, sta per cominciare il nuovo anno scolastico, the year after dopo l’apocalisse, e io non provo nulla. Nulla.

I miei sentimenti e i miei entusiasmi sono stati congelati da una serie di docce fredde l’anno scorso. Da qui le manifestazioni, la TV, gli scioperi e la militanza con Italexit, quindi le critiche.

La TV è arrivata subito grazie a un articolo della Pedemonte, poi L’aria che tira.

La discussione con Paone, l’affondo di Costa che “mai vorrebbe per i suoi figli docenti così”.

Alunni e genitori mi studiano, mi osservano con curiosità, i colleghi con perplessità e sentimenti vari.

Ogni 48 ore presento il green pass da tampone e così fanno mio marito e il mio ex marito, spendiamo capitali in farmacia.

Anche i figli devono sottoporsi a tampone per prendere i mezzi e per andare in palestra: altri soldi.

Il Governo si illude che prima o poi capitoleremo, sa che siamo sottopagati. Come possono sopravvivere i sanitari? Come i docenti?

Resistiamo, è un fatto. Non ci ammaliamo di Covid, è un altro fatto.

Arrivano le leggi fascistissime, fascistissime in senso proprio: un parlamento che non legifera, un governo che decide.

La fascista è la Meloni?

Casa Pound è fascista?

Non posso più entrare a scuola, neppure con dieci tamponi al minuto.

Sui gruppi FB dei docenti c’è chi esulta, chi dice che era l’ora.

Bastardi, penso.

La supplente arriva presto, non sono necessaria, è brava ma ha un altro metodo di lavoro. Io non so neppure se riuscirò a tornare a scuola e, nel dubbio, cerco un altro lavoro che trovo perché dopo due anni di Dad, nel delicato passaggio tra la seconda e la terza superiore, i ragazzi annaspano.

Inizio a insegnare greco e latino privatamente e sbarco il lunario.

Le critiche sono ghiaia sulle ferite.

Quelle dell’entourage familiare più forti: “Vuoi essere al centro dell’attenzione”, “Fai i capricci”, “Vaccinati altrimenti lasci degli orfani”, “Vaccinati perché hai il dovere di mantenere i tuoi figli,” “Vaccinati perché i miei professori sanno che sei una no vax”, “Vaccinati perché non cambierai il Sistema”.

Resisto. Mio marito no. Il mio ex marito no. Per una volta concordi ci pensano loro: “Combatti: i soldi più o meno ci sono.” Guerriera grazie a due sponsor, direte voi.

Sicuramente più fortunata di altri: questa battaglia la combattono le donne perché gli uomini si sacrificano. E si sacrificano perché il loro stipendio è maggiore.

Le femministe lo possono riconoscere il sacrificio di quelli che definiscono semplici fuchi?

Le femministe dove sono? Oggi sono tutte “My body, my choise”, dov’erano l’anno scorso?

L’autodeterminazione di una madre per proteggere i figli da un vaccino ottenuto da feti uccisi non conta.

Meglio difendere l’aborto: il traffico dei feti rende soldi alle multinazionali.

Io credo sia meglio insegnare l’utilizzo del preservativo ma forse sono troppo antica.

Le stesse femministe guardano Juno, che non abortisce ma trova un’altra soluzione.

Che anno sarà questo?

Chi vivrà vedrà. Io ho imparato ad esser più dura e non farò sconti a scuola perché l’unica possibilità che hanno i nostri ragazzi per non divenire schiavi è quella di imparare a pensare in modo critico.

Alessandra Giordano

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