Judy Jewiss: whatever it takes!

Romanzo a puntate di R.J.Pintus

Copertina di Game06percy

Judy Jewiss: WHATEVER IT TAKES!

Perché non si perda

il ricordo

di ciò che è stato.

Capitolo 1

Whatever it takes

Judy Jewiss cammina per le strade chiuse della sua città: coi piedi perché in autobus non può salire. L’aria è stinta, fetida, surreale: alcuni poliziotti non più umani multano chi non porta la mascheruola.

La verità è questa, triste e pura, la vita è mostruosamente difficile e si sente sola.

Ma sola non è e lo sa bene la Democratura che spinge ogni giorno restrizioni più forti.

L’incubo, quello che è stato confezionato, venduto e amplificato su mille televisioni è in realtà già da tempo finito: c’è stato il lockdown, poi il ritorno al lavoro e, a dirla tutta, è pure stata in Erasmus. Nonostante il virus.

L’anno scolastico è ricominciato con mille distanziamenti e Dad e Did; si va avanti comunque e la prima parte dell’anno è persino passata lasciando sperare che il peggio sia passato, che sia un lontano e superato ricordo.

Invece non è così anche perché l’anno è caratterizzato improvvisamente da un’ immane tragedia: la congiura contro il Presidente, portata avanti da un piccolo partito invidioso e senza storia, e l’ascesa dell’Uomo dall’Alto Profilo.

Judy Jewiss ricorda bene quei giorni, quel giorno. Era il 13 febbraio e iniziarono i 616 giorni della notte più buia della repubblica italiana: la democratura.

Judy scruta quello sguardo e si sente spacciata. Scrive un messaggio alla sua amica, si vedono al parco.

<<Hai visto?>> dice la prima.

<<Ho visto>> dice la seconda.

Il parco è freddo come febbraio.

<<Spingerà sui vaccini.>> dice la prima.

<<Lo hanno messo per quello. Ci obbligherà tutti.>>

<<Non glielo lasceremo fare.>>

<<Hai sentito che ha detto?

Questa situazione di emergenza senza precedenti impone di imboccare, con decisione e rapidità, una strada di unità e di impegno comune.

Il piano di vaccinazione. Gli scienziati in soli 12 mesi hanno fatto un miracolo: non era mai accaduto che si riuscisse a produrre un nuovo vaccino in meno di un anno. La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuirlo rapidamente ed efficientemente.

Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. Facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati. E soprattutto imparando da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate. La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus.>>

<<Hai sentito che ha detto? Cedere sovranità>>.

<<Speriamo bene.>>

<<La vedo male.>>

Judy e la sua amica non sanno ancora che si sta profilando una democratura. Pensano che ci sia già stata. Che sia già passata. E’ difficile immaginare qualcosa di peggio del lockdown.

<<Hanno fatto fuori il Presidente perché probabilmente si rifiuta di proseguire il loro gioco.>> dice la prima.

<<Che casino.>> risponde la seconda.

Judy Jewiss non sa quanto durerà questo governo.

Quei 616 giorni sono eterni. E lui dispone ed impone: sembra che tenga l’Italia in mano.

Chi è l’Uomo? Lo sguardo freddo e inflessibile che, come si dice in gergo, fa brutto; la lingua vipera che mette a tacere in pubblico la moglie, i giornalisti e i politici tutti. Accanto a lui due fedelissimi: il primo un vile degno della damnatio memoriae, il secondo un ser bis moderno, riconfermato nonostante il paracetamolo e la vigile attesa, con la sua quota di potere e di malvagità, così pallido da far temere che sia pronto a risucchiarti l’anima.

Judy Jewiss si informa sull’Uomo che, in un lontano 2 giugno del 1992 a.C., era misteriosamente salito su un panfilo a decidere lo sventurato destino dell’Italia e ora il vile affarista governava osannato dall’America e dall’Europa.

Le informazioni sono chiarissime: studio dai Gesuiti e curriculum di tutto rispetto poiché conosce la lingua inglese come quella italiana, e la preferisce persino. L’Uomo aveva lavorato in una banca che gestiva gli investimenti finanziari delle multinazionali e che vantava un antico lignaggio: era stata fondata nel 1869. L’Uomo aveva guidato la più importante banca europea con la celebre frase “Whatever it takes” ovvero “Costi quel che costi”, una sorta di “Credere, obbedire, combattere” finanziario che mandava in brodo di giuggiole i giornalisti dell’italico stivale.

Ser Bis invece aveva un curriculum poco chiaro e più incentrato sulle imprese di un cugino inglese che sulle sue. Si vociferava che provenisse da una famiglia socialista e si era laureato in Scienze Politiche dopo aver studiato in un’università privata. Ser Bis era l’uomo degli ossimori: il suo nome inneggiava al buon augurio e il suo partito alla libertà e all’uguaglianza: Judy Jewiss e l’Uomo, pur partendo da posizioni diversissime, vedevano in lui il capolavoro della dissonanza cognitiva.

Ad ogni modo nell’anno 1 d. C. la scienza si interroga su possibili soluzioni per fermare il massacro di un invincibile virus costruito a tavolino che uccide gli anziani e i fragili soprattutto se finiscono in ospedale e, perla della scienza e della creatività italiana, Giuseppe De Donno trova una soluzione valida e dai costi minimi: il plasma iperimmune.

La scoperta non viene tenuta in considerazione, ci sono già altre soluzioni.

De Donno osa porre delle domande a Ser Bis e è risposta fu pressoché immediata: Giuseppe De Donno muore suicida il 27 luglio 2021.

Invero a questo suicido non crede nessuno e l’ipotesi della sua fine, così inquietante, trova una sorta di conferma negli eventi: ben presto uno studio americano conferma le teorie del medico italiano che è stato condannato a morte da qualcuno.

Chi?

Potessero i morti parlare!

Anche alcuni medici italiani confermano e raccontano il successo di quella cura di cui le televisioni non parlarono se non per irridere e deridere De Donno quando era vivo.

Il fatto però è che nessuno vuole sconfiggere il virus e l’impegno degli Stati è quello di aiutare, e adesso è proprio il caso di dirlo, whatever it takes, le multinazionali del farmaco.

Intanto si contano i primi morti: in Liguria la prima fu Francesca Tuscano, la seconda Camilla Canepa, giovanissima. Il medico che si era occupato di Camilla dichiarò di non aver mai visto una situazione simile:

E’ chiaro che siamo di fronte a qualcosa di non normale.

Il Tempo

La strategia fu quella di accusare una multinazionale favorendo l’altra: i vaccini dell’una facevano male, quelli dell’altra facevano bene.

Gli Italiani erano talmente terrorizzati dal virus da non accorgersi di ciò che avveniva; Judy Jewiss sì perché aveva tre figli e una mente attenta. Le era chiaro che le persone non fossero più le stesse, le era chiaro che il Presidente, quello vero, era stato fatto fuori e che forse era egli stesso una vittima del Sistema. Le era chiaro che la sua vita ormai, come quella di tutti, si divideva in due grandi epoche: a.C. e d.C.; già , C. come Covid, e che tra l’una e l’altra il sole si era spiaccicato a terra come una mela marcia provocando la vittoria delle Tenebre in barba ai Lumi, in barba al Manzoni e alla sua “Storia della colonna infame”.

La situazione andava precipitando, di giorno in giorno venivano poste regole e leggi sempre più assurde confronto alle quali il lockdown, pur nella sua assurdità, era stato una passeggiata. Passata la grande paura e di fronte all’evidenza che il virus non era mortale per tutti, la gente non capiva: un governo burattino guidato da un mostro privo di scrupoli e di cuore aveva dato avvio a una tale propaganda da far impallidire Joseph Goebbels e il clima, per chi non era tratto in inganno, era distopico.

Come ci erano riusciti? Judy Jewiss non riusciva a comprendere come tutto ciò fosse possibile ma guardava gli attori della democratura cercando di valutare gli evidenti nemici.

Chi tra i due era più pericoloso?

L’Uomo noto per la sua intelligenza o il ministro conosciuto per la sua deficienza?

Né l’uno né l’altro: il problema era il popolo, un popolo di pecore feroci ipnotizzate dalla propaganda.

E allora Judy Jewiss si sentì impotente: lei, insegnante di Storia, che aveva per anni spiegato il dramma della Shoah senza capire come potesse un intero popolo tollerare Hitler, capì.

La realtà era impressionante: il Governo non aveva neppure bisogno di assumere una polizia segreta.

Ci pensava il popolo con la sua ferrea e sciocca efficienza.

Da ora in poi lascerò la parola al diario di Judy Jewiss sperando di far cosa gradita a chi vorrà studiare quei 616 giorni di orrore.

FINE PRIMA PUNTATA

Rosa J. Pintus

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