Poliziotti di tutto il mondo unitevi: difendete Enrico Zucca.

Poliziotti di tutto il mondo unitevi e anche voi carabinieri, se potete. C’è qualcuno che getta fango su di voi ma il fango fa meno male delle manganellate, degli insulti, delle torture che alcuni di voi hanno perpetrato nel buio della democrazia.

Il fango purifica ed è fertile mentre gli scheletri nell’armadio, dopo un po’, puzzano e diventano nocivi.

Poliziotti di tutto il mondo unitevi e pretendete che i colpevoli siano puniti perché hanno mostrato il volto arrogante dell’arma e non quello giusto.

E i poliziotti buoni esistono, ci sono e sono quelli che si sono rifiutati di partecipare alla guerriglia.

Perché, ammettiamolo, i poliziotti a Genova non erano tutti uguali.

Poliziotti di tutto il mondo unitevi perché i bambini, quando giocano a guardie e ladri, non dicano più “il poliziotto lo fai tu perché io non sono un infame”. L’Italia ha sete di giustizia, ha sete di speranza e la giustizia e la speranza nascono dalla certezza che la legge sia uguale per tutti, che non ci siano categorie “più uguali di altre”.

Noi comuni mortali riconosciamo il valore autentico di alcuni di voi, sappiamo a quali rischi siete sottoposti ogni giorno ma le manganellate su manifestanti imbelli, il macello della Diaz, le torture di Bolzaneto no! Questi fatti non li possiamo accettare.

Ci avete definito zecche, mi avete chiamato puttana comunista e mi avete puntato le armi contro mentre i Black Blok incendiavano bidoni a pochi passi da me.

E voi? Fermi.

Nel mio caso solo insulti e voce grossa ed è andata bene così: nei giorni delle matite spezzate l’arroganza, la prepotenza, la gratuita delinquenza di alcuni di voi ha gettato una macchia sull’intero corpo armato.

All’epoca ero molto più ingenua dei miei genitori che avevano fatto il Sessantotto e non li credevo quando mi parlavano di una polizia marcia, fascista.

 

 

 

Mi dicevo che erano ragazzi come me, forte del fatto che Pasolini aveva difeso questi poliziotti figli del proletariato.

Del resto non facevo nulla di male: manifestavo perché gli otto grandi si accordassero per gli interessi dei popoli e non per un’inarrestabile occidentalizzazione capitalista del mondo,manifestavo perché non si arrivasse alla Siria!

Ci chiamavamo No Global in maniera provocatoria ma il nome esatto sarebbe stato No Logo.

Noi eravamo semplicemente contrari allo sfruttamento, all’umiliante asservimento del Potere alla Finanza: eravamo impregnati di Grecia e di rabbia, di paura che le cose finissero proprio come sono finite.

Eravamo contrari all‘illecito scambio di carne umana da lavoro, contrari agli schiavi, alle armi, alle disuguaglianze.

Per alcuni poliziotti e carabinieri, per -ribadisco- alcuni di voi il G8 fu l’esplosione delle vostre singole frustrazioni: un menadico Armageddon sotto la certezza dell’impunità. Le molotov false e il sasso portato ad arte vicino a un

ragazzo che doveva morire gridano accuse oltraggiose e infamanti: è chi ha fatto questo colui che getta fango sulla polizia, non Zucca.

E i vertici, coloro che organizzarono tutto questo, coloro che neppure si sporcarono le mani, sono stati premiati.

 

De Gennaro si sarebbe dovuto dimettere e Caldarozzo (ideatore della macelleria messicana) è diventato il numero due dell’antimafia. Non sono io a gridarlo urbi et orbi, né Zucca! Proprio perché siamo in democrazia, sostiene Enrico Zucca, l’Italia non ha più credibilità dell’Egitto di fronte al mondo.

Invece, da noi, viene mediaticamente processato Zucca perché ha parlato troppo (inaccettabile in uno Stato mafioso), ha osato dire (in uno Stato in cui chi parla contro i Potenti viene licenziato.

 

Si sa, i panni sporchi vanno lavati in casa propria.

Rosa Johanna Pintus

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