Belli, bulli, pupe, balle: chi deresponsabilizza, uccide

Le professoresse, immerse nei loro discorsi, non immaginano neppure quanto stia accadendo; ecco l’unica spiegazione che le può scagionare!

Si sente braccata e non può scappare.

Se fosse stata meno timida e più sicura di sé sarebbe andata al tavolo con i maschi ma non ne ha avuto la forza; i legami tra maschi sono solari, i rapporti tra femmine attingono alla luna: Ecate triforme e la bellezza delle tenebre. 

Pensare fa male: la realtà ti prende a schiaffi se pensi!

A dispetto del suo nome, Leila sa di essere considerata bruttina; glielo fanno notare in ogni momento e capisce che le sue compagne sono belle, alla moda, brave a scuola pur non sapendo nulla.

Il nulla sono gli omogeneizzati di sapere sui manuali, il nulla sono i pappagalli che sorridono sentendosi civette.

Ambarabaccicci cocò/ tre civette al tavolò/ che strappavano il suo cuore/ a brandelli e con furore

Pensare fa male come un bimbo che canta da solo una ninna nanna.

Lei a scuola non è brava: non lo è perché ogni volta che apre bocca la prendono in giro, davanti ai maschi, davanti ad Andrea.

È prigioniera di ghiaccio che non si scioglie, non sa urlare e, se non urli, muori.

Frammenti in fiore, Alessandra Giordano

Scrive Andrea 99:

Alle elementari il quarto anno mi rompevano le palle; in un quartiere di periferia è facile che si venga messi alla prova. Io, dopo un po’, ho reagito e li ho picchiati di brutto ma le insegnanti hanno convocato mia madre e sono passato io per bullo. Da lì in  poi son cambiato diventando forte e cattivo con la gente tanto che, alle medie, sono stato addirittura sospeso perché ho picchiato un compagno.

Il bullismo è un bieco abuso di potere esercitato in genere da deboli soggetti arroganti e vili ai danni di una vittima prescelta ancora più fragile di loro; se la vittima riesce a reagire, cambia drasticamente mentre-molto spesso-se non è in grado di reagire, si suicida.

Si possono fare tutti i FOCUS del mondo, tutti i Sicurinsieme possibili ma nessuno può cambiare la triste verità che la Scuola non dovrebbe provare alcuna pietà nei confronti di persone simili anziché lasciarsi manipolare perché il ragazzo difficile (specie se bello) affascina. Non intendo dire che il bullo non vada considerato e aiutato, intendo dire che non va aiutato o giustificato dall’insegnante.

A comprenderlo e a giustificarlo ci dovrebbe pensare lo psicologo, non il professore: l’insegnante deve far rispettare la regola, gli altri e, soprattutto, rispettare se stesso. Perché è così difficile far rispettare le regole? Perché i professori sono così ricattabili?

Perché : molti consigli di classe sono poco uniti e i ragazzi fiutano con facilità il più debole perché, essendo dei vili, i bulli si assoggettano alle regole del più forte.

E il Male Oscuro parte anche da una legge assurda: l’obbligo scolastico.

Scriveva Pasolini:

Abolire immediatamente la scuola media d’obbligo.

La scuola d’obbligo è una scuola di iniziazione alla qualità di vita piccolo borghese: vi si insegnano delle cose inutili, stupide, false, moralistiche, anche nei casi migliori (cioè quando si invita adulatoriamente ad applicare la falsa democraticità dell’autogestione, del decentramento ecc: tutto un imbroglio). Inoltre una nozione è dinamica solo se include la propria espansione e approfondimento: imparare un po’ di storia ha senso solo se si proietta nel futuro la possibilità di una reale cultura storica. Altrimenti le nozioni marciscono: nascono morte, non avendo futuro, e la loro funzione dunque altro non è che creare , col loro insieme, un piccolo borghese schiavo al posto di un proletario o di un sottoproletario libero.

Pasolini non aveva torto così come non ha torto Michele Serra quando scrive:

Non è nei licei classici o scientifici, è negli istituti tecnici e nelle scuole professionali che la situazione è peggiore, e lo è per una ragione antica, per uno scandalo ancora intatto: il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole è direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza.

La Scuola ha cominciato a deteriorarsi nel 1962 con l’audace innovazione della scuola media unica; il colpo finale è stato inferto il 20 gennaio del 1999 quando si innalzò l’obbligo scolastico da otto a dieci anni.Bullismo: Testimonianze e storie vere di [Associazione, No Bullismo, Saggese, Anna, Missere, Melissa, Lupo, Francesca, Bruni, Mariarita]

Da insegnante, ho sempre avuto l’impressione che quest’obbligo scolastico partisse dall’esigenza di assegnare dei posti di lavoro peggiorando la condizione dell’ambiente lavorativo.

Con l’obbligo scolastico fino a 16 anni si è infatti diffusa l’impressione che tutti andassero promossi comunque altrimenti si sarebbero perse cattedre e gli studenti hanno cominciato a sentirsi impunibili e onnipotenti specie, per dirla con Michele Serra, nel biennio degli ITIS e dei professionali; si è creato così l’humus del bullismo, un limo fertile che uccide chi vi entra a contatto.

I licei statali, dal punto di vista culturale, hanno continuato a funzionare mentre le costosissime scuole private propongono episodi di bullismo ancora peggiore in quanto se ti pago sei obbligato a promuovermi .

Non si tratta di un discorso classista, il liceo statale è frequentato anche dai figli del proletariato (io, per esempio, ho frequentato il liceo) ma non da quelli del sottoproletariato che sono poi i grandi utenti dei servizi sociali: quelli che al contempo sono attratti e spaventati dal Distretto, quelli che delinquono perché, da generazioni, non sanno fare altro, quelli che odiano gli immigrati perché potrebbero rubar loro un lavoro che non vogliono.

L’ambiente d’apprendimento si sta velocemente trasformando in un ambiente di costante apprensione dal quale, chi non è abbastanza forte, si chiude e regredisce.

Il fenomeno si sta spostando anche nelle società sportive; scrive Maya Meier, una piccola autrice che mi invia qualche suo scritto e con la quale stiamo portando a termine un lavoro a quattro mani:

Tutto è cominciato durante una stage cui tenevo tantissimo; preciso che io sono abituata a passare alcuni periodi fuori casa perché frequento l’ACR da quando sono piccola. Durante quello stage, assieme a noi della promozionale, c’erano le vipere dell’agonismo.

Tutto è iniziato con un banale “Maya, vai! Non sei capace?” “Maya, non finisci? Non sei abituata a mangiare cose buone?” e da lì è stata un escalation: una serie di commenti su come mi vesto e su come mi muovo. Sempre davanti alle altre, sempre; ma anziché difendermi, le altre, sono attratte da loro.

Mia madre e mio padre sono intervenuti subito ma a me sembra che le allenatrici abbiano perso stima nei miei confronti, nella vita se non ti difendi sei tu il primo colpevole.

Con le bulle non puoi far davvero nulla: sono di più, sono apparentemente solari, sono belle e vestono figo; tu intanto ti ritrovi isolata e temi, anche quando ridono per qualcos’altro, che ridano di te, ti fanno sentire nuda.

Anche i maschi sono attratti da queste furbette che, a scuola, sorridono alle professoresse e a ginnastica sono effettivamente più brave di me.

E’ brutto star male all’interno della stessa scuola, dello stesso comune, della stessa squadra; io penso che- pur avendo buoni punteggi- rinuncerò alla ginnastica artistica e, chissà…mi darò al canottaggio sperando di incontrare il meno possibile queste persone o di sedermi sul famoso fiume ad attendere il loro cadavere: le bulle in genere sono così stupide da mettersi coi bulli, i bulli sono destinati alle canne e all’alcolismo e così io mi consolo aspettando che i loro maschi le facciano fuori per sempre.

Maya Meier, anni 12.

 

Maya Meier, come parecchie  altre ragazzine, ha la passione della scrittura e questo per ora la salva: è brava a scuola, ha una famiglia salda, ha i suoi piccoli successi a ginnastica ma non sorride. Mi chiedo cosa possa accadere a un ragazzo con qualche disabilità, a un extracomunitario, a un timido.

Il bullismo forse non dipende dalla classe sociale ma dal tipo di educazione che viene data all’individuo, l’individuo però si forma in un determinato ambiente e secondo determinati stimoli.

Forse non è neppure così importante analizzare il perché e il per come, basterebbe bocciare sistematicamente chi non si comporta in modo civile e consentire agli altri di studiare.

Rosa Johanna Pintus   

 

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