Insegnanti:pesci o formiche?

Wenn die Haifische Menschen wären , se gli squali fossero uomini, comincia così una notissima pagina di Bertolt Brecht e mi sono svegliata canticchiando questo leitmotiv stamani, forse perché attendo fiduciosa la sentenza del TAR; tuttavia non vi parlerò degli squali, vi racconterò dei pesciolini.

E dunque se gli insegnanti fossero pesciolini, non avrebbero strumenti per farsi ascoltare: i pesciolini non hanno voce. Gli squali allora, secondo l’orientamento politico, potrebbero organizzare rassicuranti feste acquatiche per farli sentire liberi oppure potrebbero isolarli in acquari protetti valutando che, durante le feste acquatiche, pur non avendo voce, i pesciolini potrebbero comunicare tra loro e diventare sovversivi.

Gli insegnanti però non sono pesciolini, sono solo formiche che per tanto tempo si sono comportate da pesciolini.

Isolati.

Soli contro il bullismo, i genitori, il sistema in toto.

E la Scuola è peggiorata, franata, soprattutto si è perso il rispetto della figura dell’insegnante.

Alcuni di loro un giorno si sono resi conto di non avere pinne ma zampette forti: si sono messi a scavare per capire quale fosse la strada da percorrere per essere degni di rispetto e hanno incontrato altre formichine.

In quanto formiche, hanno abbandonato l’individualismo pigro che li aveva caratterizzati fino a quel momento e si sono riconosciuti collettività.

Si sono uniti e hanno cominciato a lavorare per capire, a capire per essere in grado di chiedere appunto rispetto e giustizia.

E potrei tediarvi con altre parole ma veniamo al punto: cosa ha reso gli insegnanti consapevoli del loro valore?

Il Concorso per DS.

C’è un pregio che nessuno ha ancora riconosciuto a questo concorso: la sua alta valenza formativa.

Per un anno ci siamo confrontati sulla pagina facebook di Mininterno: abbiamo gioito per  il successo nella preselettiva, abbiamo pianto e ci siamo scontrati dopo i risultati della prova scritta.

Il pianto è venuto dopo, in alcuni casi irrefrenabile, ma prima c’è stata la formazione: seria, instancabile, stoica.

Prima degli esiti ci siamo confrontati su diversi casi valutando le possibilità offerte dalla Normativa, abbiamo appreso il non semplice linguaggio giuridico e, dopo la prova scritta, per non abbandonare lo studio, abbiamo persino scritto un manuale: “Il bigino del DS”.

Per questo sottolineo che il concorso è stato, di fatto, la più grande esperienza di formazione che mi sono trovata a vivere, uno degli anni più ricchi nella mia carriera di docente: ora mi sento davvero consapevole del mio ruolo e delle ragioni profonde che rendono il MIUR non un’istituzione statica ma un laboratorio di ricerca continua.

Mi ha stupito non poco il mio voto sull’utilizzo della lingua italiana: 0,25. Perché? Nella prova ho visto imprecisioni che ero sicura di aver corretto, cosa non ha funzionato?

Mi sono sentita ferita e ho cercato di comprenderne le cause, mi sono sentita profondamente sconfitta e mi sono rialzata.

Non da sola, da sola sarei ancora lì: zitta e muta come un pesce.

Infatti durante il concorso/ formazione mi sentivo ancora un pesciolino, è stata la bocciatura che mi ha fatto riconoscere formica, come è capitato ad altri: formiche di diversi formicai, formiche coraggiose che hanno presentato un esposto, formiche che hanno preferito la via del ricorso perché qualcosa comunque non tornava.

Risultati immagini per immagini comitato

Così sono nati diversi comitati che si sono trovati ad agire in modo indipendente ma per qualche mistero sinergico, sono emerse abilità differenti che si sono attivate verso un unico obiettivo: la trasparenza.

Trasparenza che è, necessariamente, partecipazione.

PoliticaCultura



2 thoughts on “Insegnanti:pesci o formiche?

  1. Non è così automatica la trasformazione da pesce in formica. Mi rendo conto che le cose da fare sono ancora tantissime e il mio “ancora” è legato ai comportimenti stagni presenti “ancora” oggi nel mondo della scuola e tra colleghi. Se noi riuscissimo a vedere aldilà del nostro naso e a considerarci forza trainante COMPATTA del paese non saremmo nella considerazione tremesidivacanzetudinario che i NON insegnanti hanno di noi. E’ tra il fatidico Corpo Docenti che manca ancora qualcosa (forse parecchie cose). Cosa fare e da dove iniziare? Semplice. Basterebbe rispondere al saluto del BUONGIORNO quando si entra in sala professori. Sarebbe già un ottimo inizio.
    Francesco Cento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *