Amelia, la mezzadra di Mereta

Amelia era una mezzadra, la sua famiglia lavorava i terreni di Mereta per conto dei Delle Re. I padroni in quel tempo erano molti e il territorio di Velva era diviso tra più famiglie: De Martini, Navone, Felice, Delle Re e Del Re.

Vi era poi il caso, del tutto particolare, della Scia Maria, una donna molto indipendente che possedeva e gestiva i terreni come se fosse un uomo.

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I campi assegnati alla famiglia di Amelia si trovavano in località Mereta, dove noi siamo soliti scendere e salire da quelle corriere che ci portano al mare:

“Il fiume Mereta consentiva alla mia famiglia di bagnare la terra; i padroni ci avevano dato una casa composta da tre camere; mia mamma pretese anche la cucina e riuscì ad ottenerla , così restò fuori soltanto il gabinetto”.

Lavorare in una mezzadria significava, per la famiglia, consegnare la parte migliore del raccolto al signore di turno.

Amelia confessa di non aver mai lavorato i campi poiché, a dodici anni, le era stato assegnato il compito di badare al fratellino e di portarlo al terreno per l’allattamento; ha imparato presto a gestire il piccolo Giorgio perché la mamma lavorava nei campi:

“Non dovevamo badare soltanto alla terra: c’erano le galline, di cui potevamo vendere le uova, le mucche, le pecore. Insomma, c’era un gran daffare.”

Amelia quindi cresce in fretta e impara le restrizioni della vita, le pretese assurde dei padroni, le ingiustizie della vita:

“Loro volevano la roba migliore, un giorno la cuoca ha detto a mia mamma di tenersene da parte un po’ perché molta di quella verdura veniva in realtà buttata via.”

Ancora oggi fatica ad accettarlo:

“Non aveva senso, gli altri signori non si comportavano così. “

Già signorina, Amelia scopre l’amore; si tratta di un amore inaspettato, da fiaba e con tanto di ostacoli e peripezie:

” Giovanni Bertolone, detto Baby, aveva le scarpe. Noi andavamo in giro scalzi, le scarpe le usava soltanto qualcuno nei giorni di festa, ma lui le aveva sempre perché era figlio di benestanti.”

La ragazzina è molto bella e ha gli occhi accesi di chi non teme la vita; Giovanni la nota subito , sempre più spesso si reca alla casa sul fiume e porta con sé un grammofono; Amelia e la sorella ballano e la madre è convinta che Giovanni stia corteggiando la più grande delle figlie:

“Era un grammofono a corda ma per noi era una novità assoluta e la domenica diventava un giorno atteso. Ma vi fu una domenica diversa dalle altre…”.

Piove. Amelia si reca a messa nella chiesa del centro storico di Velva e non ha l’ombrello. Corre allora a ripararsi sotto il portico e Giovanni la segue per offrirle riparo.

Amelia non vuole, si scansa; Giovanni insiste e le dichiara il suo amore.

“A questo punto io fuggo confusa, non so cosa fare e in più i miei genitori decidono di allontanarmi da Velva, mi mandano a Genova! Lui prova a venire a trovarmi ma non è facile. Ai miei lui non piace perché è molto più grande di me e io non ho neppure diciassette anni.”

Appena torna a Mereta, Amelia scrive una lettera d’amore a Baby; lui si consulta con un amico carabiniere che gli consiglia di rapirla.

“Metti tre stracci in una borsa,”le scrive lui, “stasera vengo a prenderti.”

Amelia si prepara, sa che i suoi genitori non le perdoneranno questa follia, sa che diverrà probabilmente una ragazza chiacchierata:

“Attendo la sera, sono in ansia. Sto facendo la cosa giusta? E dove andremo?”

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Baby era stato partigiano e organizzare una fuga romantica è senz’altro più semplice che combattere contro i Tedeschi; eppure, quando lancia la pietra alla finestra di Amelia, le sue mani tremano.

Lei si affaccia e lui, che si era portato dietro una lunga scala, la aiuta a scendere:

“C’era la luna piena, tutto era molto romantico. Per alcuni giorni fummo ospitati da famiglie di partigiani, infine andammo da Don Costa per sposarci.”

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Ma Don Costa non li può sposare perché Amelia è minorenne e il padre di Amelia non vuole sentire ragioni, chissà perché poi! Eppure Baby è di buona famiglia!

Baby è figlio di un’italiana e di un inglese.

“I Bertolone in origine avevano la licenza di condurre la diligenza per la posta ma” racconta Mirella,figlia di Amelia, “il bisnonno aveva venduto la licenza agli Spagnoli.”

Così parte della famiglia decide di emigrare in Inghilterra e di dedicarsi a un’arte ancora sconosciuta a Manchester: l’arte del gelato.

“In realtà sono state le donne a fare la fortuna della nostra famiglia perché, da subito, si sono mostrate determinate e attente.

La prima terra in cui si trovarono a vivere fu quella di Isle of Man; qui la nostra antenata cominciò col vendere gelati e finì per comprare case.”

I Bertolone non si fermarono ad Isle of Man ma arrivarono a Blackpole.

“Da Blackpole le mie ave, e parlo dell’Ottocento, trasportavano gelati fino a Manchester; si narra che tornassero indietro con sacchi pieni di soldi da consegnare in banca”.

Allora perché Baby non piace? Forse Amelia è troppo giovane?

Don Costa decide di andare a parlare con i genitori di Amelia, è deciso, sa che i due innamorati stanno facendo la cosa giusta.

Alla fine il permesso è concesso e, con la nascita di Mirella, il matrimonio viene accettato.

“Mi dispiace però” dice Amelia “constatare che a Velva i terreni non sono più curati. Questo avviene quando i padroni sono in contrasto coi mezzadri. Sarebbe bastato concedere qualcosa in più perché le persone non fuggissero…ma non tutti i padroni sono uguali.”

In questo video potete ascoltare il racconto proprio dalla signora Amelia che ci ha donato la sua storia e la sua voce.

Alessandra Giordano

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