La cultura è patrimonio umano: eventi gratuiti nei musei demoetnoantropologici

Musei e gratuità

I musei devono essere gratuiti perché la cultura è patrimonio umano, se così non è  diventa un privilegio di classe. Pensavo questo  Sabato 28 luglio, a Velva, in occasione della festa della Trebbiatura.

Ignoravo che di lì a due giorni il ministro Bonisoli avrebbe deciso di stoppare la consuetudine della gratuità dei musei inaugurando un sicuro disincentivo alla cultura ma…torniamo al punto.

Una festa particolare, quella che si è svolta quest’anno a Velva, perché ha visto protagonista la Soprintendenza dei Beni Culturali nella persona di Silvana Vernazza.

La dott.ssa Vernazza mi ha spiegato che quell’iniziativa non era isolata ma era parte di un progetto più vasto, volto a cogliere una linea di continuità tra cultura antropologica e arte; il percorso, assolutamente gratuito,  è stato sviluppato attraverso una serie di conferenze che hanno coinvolto i musei demoetnoantropologici della Liguria.

La tappa di Velva è stata organizzata con la complicità del professor Fausto Figone, direttore del Museo Diffuso della Cultura Contadina e autore di saggi sull’entroterra della Val Petronio.

La trebbiatura e Francesco Bassano

La trebbiatura è stata analizzata non soltanto nella sua valenza antropologica ma anche nella sua valenza artistica attraverso la voce della ricercatrice  Gabriella Aramini.

La studiosa ha focalizzato l’attenzione sulle opere di Francesco Bassano e sulla sua puntuale narrazione di eventi legati al mondo contadino.

Il ciclo delle stagioni di Francesco Bassano è conservato nella Galleria di Palazzo Spinola a Genova; il legame col Museo Diffuso della Cultura Contadina è dato dalla verga:

il cosiddetto correggiato, qui chiamato verga, è uno strumento per la battitura del grano rappresentato dal pittore e conservato qui.

La trebbiatura coinvolgeva tutti gli strati della popolazione: uomini, donne, bambini. La dinamica del mondo agricolo, che in Italia dura fino a inizio Novecento, non ci deve far pensare a uno sfruttamento crudo:

I trovatori raccontano che nei campi si consumavano gli amori e i poeti, più avanti, indicarono il mondo bucolico come il perfetto rifugio da una vita per certi versi difficile. Francesco Bassano con i suoi dipinti nobilita e interpreta il mondo dell’agricoltura intrecciando allegoria e realtà.

La dott.ssa Amarini precisa che erano legati alla trebbiatura sia riti di origine pagana sia tradizioni cristiane: i contadini erano soliti proteggere i covoni di fieno dalle possibili intemperie estive attraverso una croce di legno posta in cima agli stessi.

La trebbiatura era speranza di vita e occasione di crescita: dal grano nascevano i canti campestri e le fiabe, raccontate dalle donne e dagli anziani nel momento del riposo.

 

Bambini di ieri, bambini di oggi

Il mondo industriale ha modificato profondamente il mestiere di bambino; se da un lato i bambini del mondo occidentale sperimentano frenesia e solitudine e sono indirizzati a un utilizzo compulsivo della tecnologia, dall’altro i bambini dei Paesi in sottosviluppo o in di di sviluppo divengono i servi di un capitalismo sfrenato:

Gli uomini si dedicavano alla raccolta del grano nel mese di giugno, le donne e i bambini si dedicavano a legare i fasci di fieno: si trattava di un momento di condivisione collettiva in cui il bambino era un accompagnatore più che un lavoratore vero e proprio; spesso il proprietario terriero pagava in natura il contadino e suddivideva con questo parte del raccolto.

E’ curioso notare come davvero la trebbiatura fosse un momento collettivo cui partecipavano anche gli animali, sia le galline sull’aia sia la scimmia; quest’ultima era un animale da compagnia dei signori e simboleggiava il

lusso.

Si delinea così una netta differenza rispetto a quanto avviene nel neocolonialismo: oggi uomini, donne e bambini vengono utilizzati per sveltire una catena economica che è sottopagata e per nulla condivisa con gli attori della stessa.

L’iniziativa della Soprintendenza dei Beni Culturali è dunque indirizzata a un’analisi delle nostre radici preindustriali e si colloca nel ciclo di conferenze “Raccontare gli altri, raccontare noi stessi”; la prossima tappa è al Galata, Museo del Mare: Musealizzare il racconto delle migrazioni. Fonti scritte e orali negli allestimenti del MEM .

Ha concluso la serata il professor Figone con l’anteprima del suo nuovo saggio dedicato al mondo industriale della Val Petronio; siccome il libro non è ancora in commercio, non voglio anticipare nulla: mi auguro semplicemente di avere il professore ospite al festival In Velva Litterae che si terrà il  prossimo 17 agosto.

Rosa Johanna Pintus

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