Bambino fuggito dall’Acquario è in autobus a Pra: scatta la solidarietà del CEP.

L’autobus è fermo e i carabinieri sono dentro: un bambino è fuggito dall’acquario e si è ritrovato in autobus a Pra.

Cosa è accaduto?

Sole e vento rendono il pomeriggio particolarmente piacevole, si ha voglia di immergersi nella brezza di un maggio piuttosto capriccioso, di uscire e di non pensare a nulla; che importa che un bimbo sui dieci anni si sia perso? Meglio continuare il viaggio e far finta di nulla.

Jpeg

Alcuni ragazzini però si accorgono di quel bambino un po’ troppo cresciuto per girare con una trombetta tra le mani e cominciano a porsi qualche domanda.

Il bambino non parla. Forse non è italiano? Le ragazzine del gruppo avvertono l’autista che chiama i carabinieri.

Il capitano sale e verifica la situazione: il volto del bambino coincide con quello del ragazzino che è fuggito dall’Acquario.

La pattuglia blocca il mezzo e decide di attendere i genitori: il bambino non parla e non vuol essere toccato; alcuni passeggeri si lamentano: pretendono che le forze dell’ordine si portino dietro il bambino.

Qualcuno dice che è domenica e che gli autobus passano ogni sedici minuti; in effetti muoversi dal Ponente genovese nel week end è cosa complessa, pare quasi che  la Giunta non sia toccata dal problema: che la periferia resti lì senza pretendere troppo!

Del resto, da queste parti, ci sono le Lavatrici e il CEP!

E qui sta il punto! I ragazzini e le ragazzine che hanno soccorso questo bambino sono del CEP e sono di una fascia d’età compresa tra i 13 e i 17 anni; non vanno bene a scuola, alcuni di loro sono stati bocciati più volte e in classe non riescono a seguire.

Di loro si parla come di casi persi, di lost, nel migliore dei casi di perditempo. Li conosco molto bene ma non scrivo i loro nomi perché sono tutti minori e molti sono stati miei alunni.

Oggi mi sono sentita molto orgogliosa di loro perché hanno dimostrato conoscenze e competenze di cittadinanza non comuni: chi lo ha tranquillizzato, chi lo ha coccolato, chi lo ha ripulito con un fazzoletto dal gelato che gli era stato offerto

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Sono rimasti lì, non se ne sono andati perché sanno riconoscere le cose importanti.

Le giovani generazioni non sono dunque prive di speranza, non ci solo solo terribili allievi che bullizzano i professori ma cuori segreti che, pur con il loro bagaglio di sofferenza, sono in grado di aiutare chi è in difficoltà.

Ragazzi, continuate così!

Rosa Johanna Pintus

 

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