Ai piedi della catena economica: la piscina di Pra’ e l’insostenibile costo del Covid 19

Genova- L’impianto vuoto, il silenzio, la voce scandita che pugnala il cuore. E la consapevolezza di Marco Ghiglione, il direttore del complesso sportivo, che tiene stretto tra le mani il frammento adamantino dei suoi sogni: ciò che resta, ciò da cui si dovrà ripartire.

Sono le due del pomeriggio e l’atmosfera è quella di un quadro di De Chirico: un luogo elegante, pulito, malinconico, solitario. Sorseggio il caffè e domando, secca, quali siano le prospettive di riapertura; Marco non ci gira intorno: fine maggio, giugno forse.

Queste restrizioni, accanite contro Scuola e sport, fanno male specie se comparate alla situazione di un anno fa:

“Questa volta è diverso. Il primo lockdown, più duro, era però emotivamente accettabile; questa situazione invece non ha senso.”Marco Ghiglione

Marco Ghiglione

Ha ragione; lì, davanti all’Acquacenter I Delfini, gli adolescenti ci passano i pomeriggi:“Giocano, scherzano, stanno insieme e creano assembramento ma non possono usufruire né di piscine né di palestre: oggi lo sport è un privilegio degli agonisti, non è più un diritto alla portata di tutti”.

Marco GhiglioneMarco non li biasima: almeno possono uscire, respirare, ridere.

Gli adolescenti Covid 19 hanno assistito, in nome di un’emergenza evidentemente mal gestita, a una graduale riduzione dei diritti di base: -no istruzione-no sport, -no diritto di perdere.

Già, perché nella carta dello sportivo esiste anche il diritto di perdere e non c’è scritto da nessuna parte che puoi fare attività sportiva solo se sei un atleta di interesse nazionale!

“Noi non alleniamo solo agonisti, non si può ridurre il valore formativo dello sport a una serie di gare e di punteggi. Sono molto preoccupato per le conseguenze di queste chiusure. In questi anni abbiamo portato avanti con impegno progetti dedicati alle categorie più fragili”.

Marco Ghiglione

In effetti in quest’impianto natatorio, fiore all’occhiello del ponente cittadino, convergono diverse vite, diverse storie: i bambini che devono imparare a nuotare, i ragazzini che non amano gareggiare ma desiderano costruire il proprio fisico, gli anziani e-soprattutto- i disabili.

“La scelta di chiudere palestre e piscine, dopo averle obbligate ad adeguarsi alle norme di sicurezza, appare incomprensibile e arbitraria. Per garantire gli standard sanitari richiesti abbiamo dovuto assumere personale: non solo addetti alle pulizie ma anche tutor in grado di aiutare i bimbi a cambiarsi  visto che, per evitare assembramenti, abbiamo dovuto impedire alle mamme l’accesso negli spogliatoi. Adesso queste persone sono in cassa integrazione ma i soldi arrivano una tantum”.

Marco Ghiglione

La piscina in questo momento è in perdita: i soldi accumulati in quindici anni di lavoro matto e disperatissimo sono finiti e Marco stima una reale e possibile ripresa nel 2023: la verità va detta! Tutti questi ristori, o sostegni secondo la neolingua del nuovo governo, sono fanfalucche e la povertà aumenta in modo incontrollato, si consideri che il 2020 conta cinque milioni di poveri in più rispetto ai nove milioni endemici.

Due giorni fa la speranza: Giorgia Meloni, leader dell’ormai unico partito all’opposizione in un’Italia in cui destra e sinistra hanno progressivamente perso identità e cultura politica, ha proposto, in un emendamento, la riapertura immediata di piscine e palestre:

“Chiediamo al governo di prendere in considerazione la riapertura di un settore allo stremo, quello delle palestre, delle piscine e delle scuole di danza, nelle zone bianche e gialle, secondo il rispetto dei protocolli in vigore.”

Giorgia Meloni

Gli alleati storici però non la sostengono, si girano dall’altra parte, si astengono mentre Sinistra e Cinque Stelle- che dovrebbero sostenere anche i lavoratori di settori diversi dalle banche- votano contro: il verdetto della Camera dei Deputati, con quei 217 voti contrari alla ripresa di attività che nel vecchio mondo erano quotidiane, lascia l’amaro in bocca:

“Non posso dire nulla, i contagi sono in aumento e io, a dirla tutta, ero preparato all’ennesimo no.”

Lo guardo, vorrei dirgli che in Polonia le cose non vanno diversamente. A fine settembre la mia amica Martha, insegnante di nuoto, mi ha mandato un messaggio disperato: 

“And I don`t understand why they closed only gym, swimming pool!”

Martha

L’Italia non ha tardato ad adeguarsi agli standard polacchi, anzi, ha fatto un passo in più: ha chiuso anche le scuole superiori.

Ormai lo abbiamo capito: l’Italia non è un paese per giovani e, nel giro di una generazione, gli MSNA (minori stranieri non accompagnati) in cerca di una qualche fortuna in terra straniera saranno i figli dei nostri figli, a meno che qualcosa non cambi

.Intervista a Marco Ghiglione: Tra regole e assurdità

Alessandra Giordano

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