Ritratto di una media
Angosciati, scontenti, sdraiati ti osservano. Ti provocano, ti irritano, ti scuotono e disegnano falli: sulle tende ignifughe e giallognole (quando ci sono), sulla lavagna o sulla porta o
sul moncherino che ne è rimasto. O incisi sui vetri. Ne ho viste tante di scuole e di adolescenti tantissimi: cambiando il ceto l’atteggiamento di base permane e il fallo resta, apotropaico e catartico. La scuola media è così: un triennio di scazzo e di rabbia, di braccia troppo lunghe che non si sa dove metterle, di ormoni che esplodono e di lacrime che cadono.